Mozione Nucleare: la soddisfazione di Slowfood
CASALE – La Condotta Slowfood del Monferrato Casalese e Moncalvo esprime grande soddisfazione per l’approvazione il 13 aprile scorso, da parte della Camera dei Deputati, della “Mozione unica sull’individuazione del sito per il Deposito nazionale scorie radioattive”, approvata a larghissima maggioranza politica dopo oltre un mese di dibattiti, incontri politici e tecnici.
Il testo prevede l’esclusione dei depositi nelle aree nei siti definiti dall’Unesco «Patrimonio dell’umanità», come la core e la buffer zone del Monferrato Casalese, ma anche le aree agricole di alto pregio e quelle su cui già grava una notevole pressione sul fronte dell’inquinamento ambientale.
La mozione indica anche che la scelta definitiva del sito scorie nucleari non sarà imposta ai comuni, ma avverrà tramite un dibattito pubblico che dovrà coinvolgere tutti i territori. L’obiettivo è quello di arrivare ad una soluzione condivisa con le comunità locali, attraverso un processo incentrato sui principi dell’informazione, della trasparenza e del coinvolgimento.
La Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI) individua 67 aree dislocate nelle varie regioni italiane. Dei 23 siti considerati più favorevoli ad ospitare il deposito nazionale delle scorie radioattive (classi A1 e A2), ben 6 sono in Provincia di Alessandria e 2 in Provincia di Torino.
Rispetto alle località scelte per la carta CNAPI sarà necessario valutare anche l’impatto del deposito nazionale sul territorio, in termini di salute e sicurezza, ma anche rispetto alle attività economiche esistenti. Un esempio è il sito di Bosco Marengo, a pochi chilometri dallo stabilimento Solvay di Spinetta Marengo.
Questi temi critici erano già stati sottolineati dal documento congiunto redatto e diffuso dalle Condotte Slowfood alessandrine (Condotta Monferrato Casalese e Moncalvo, Condotta Alessandria, Condotta del Tortonese e Condotta del Gavi e Ovada) nel gennaio 2021: “Nell’area di Alessandria, Bosco Marengo, Spinetta, Pozzolo, gli episodi di patologie ed inquinanti nelle falde acquifere da decenni stanno facendo cronaca. Mentre più a sud, nell’area di Serravalle la vicenda della bonifica dell’ex raffineria Ecolibarna tiene banco da un mezzo secolo senza arrivare a soluzione. Episodi analoghi nell’area tortonese. Vi è quindi un aspetto sociale ed economico che non va assolutamente sottovalutato. Le cinque aree alessandrine fin qui individuate esprimono un’agricoltura di qualità, cerealicola da una parte, vitivinicola e corilicola dall’altra. La vite e la nocciola, proprio in alcune delle arre di questa zona indicate come “perfette” per il deposito, hanno dato impulso ad un forte ritorno dell’imprenditoria giovanile. Famiglie che hanno investito i propri capitali di rischio e il proprio avvenire con una scommessa di ritorno alla terra che nessun economista ha mai intuito, e su cui mai avrebbe scommesso. L’insediamento di un impianto di smaltimento ad altissimo rischio minerebbe il futuro di queste aziende agricole, delle famiglie che le sostengono e dei posti di lavoro che esse assicurano oggi e creeranno in futuro, non solo nelle lavorazioni agricole, ma anche lungo filiere che includono aziende di trasformazione. Al di là delle giovani aziende, dobbiamo considerare la viticoltura di pregio che si è sviluppata negli ultimi decenni. Dai rinomati vini rossi del Monferrato, al Gavi, al Timorasso. L’insediamento di un sito di stoccaggio di radioattivi deprimerebbe immediatamente l’immagine e la fiducia dei consumatori nei confronti di queste produzioni di qualità, producendo un disastro economico di dimensioni epocali”.