«Servizio al tavolo solo per chi ha un dehors? Discriminatorio!»
Le rivendicazioni di Fipe-Confcommercio
CASALE – Venerdì scorso Fipe-Confcommercio era scesa in piazza, davanti al Teatro Municipale di Casale, per testimoniare la disperazione della categoria dei pubblici esercizi (bar, ristoranti, pizzerie, gelaterie, pasticcerie, pub, locali di intrattenimento): «Gli ultimi 14 mesi sono stati i peggiori dal Dopoguerra ad oggi: per trovare un anno peggiore del 2020 bisogna andare indietro fino al 1944. La categoria è una delle poche a non aver alcun beneficio neppure dal passaggio della nostra regione in zona arancione: per i pubblici esercizi, infatti, nulla cambia dal rosso all’arancione, i clienti restano sempre fuori e l’unico modo per vendere è l’asporto (o la consegna a domicilio)» spiegano in una nota.
Tra i manifestanti di Casale spiccava il rappresentante di zona della Fipe, Fabrizio Rizza, vestito completamente di nero con un giubbotto antiproiettile: «Per proteggermi dai colpi che stanno sparando addosso alla nostra categoria» spiega.
Non c’è ottimismo nemmeno in vista dell’ipotetica data di ripartenza, il 26 aprile (lunedì): «L’idea di concedere il servizio al tavolo solo all’aperto e dunque ai quali locali che hanno un dehors oltre a non risiedere su alcuna solida base scientifica, è anche fortemente discriminatoria: e chi un dehors non ce l’ha e non può, per ragioni logistiche, averlo? E tutti gli esercizi commerciali ubicati al nord e nelle zone montane, in cui le temperature non consentono di cenare (e forse nemmeno di pranzare) all’aperto? E quando piove? Come si può programmare una ripresa (che è fatta di organizzazione del lavoro e
del personale e di acquisto di materie prime che sono, per definizioni, deperibili in quanto derrate alimentari) appesi alle previsioni del tempo?».