Cinque studenti del Marconi presentano ‘Brain Cycle’
Un?esperienza di Pcto in smart working ha permesso al team di realizzare il prototipo di un dispositivo che può salvaguardare la salute e potenziare le prestazioni degli appassionati di mountain bike
TORTONA – Brain Cycle è la fantastica idea di cinque studenti del quinto anno – Martina Zerba e Matteo Semino della quinta BS Liceo delle Scienze Applicate e Dennis Barbieri, Simone Boscain e Fabio Iorfida della quinta AE Informatica e Telecomunicazioni – che, seguiti da docenti formatori esperti del ramo informatico come Antonio Vulcano e Michele Gentile, hanno ottenuto il riconoscimento del secondo posto nella fase provinciale del Premio Scuola Digitale 2021 e che un domani potrebbero anche vedere il loro lavoro trasformato in un progetto imprenditoriale.
Tutto ha avuto inizio durante il lockdown più duro, nell’aprile dell’anno scorso, mentre su tutto il territorio nazionale le scuole erano in prima linea nell’ organizzare “ex novo” un nuovo modo di fare didattica a distanza. L’Istituto Marconi, che ha sempre dato grande spazio alle esperienze di alternanza scuola-lavoro, nonostante l’avversità delle circostanze e grazie all’esclusiva collaborazione di un’azienda del calibro di St Microelectronics, è riuscito a proporre percorsi di orientamento al lavoro in cui gli studenti sono diventati protagonisti della loro formazione. Martina ci racconta: “L’idea per il progetto è partita da un mio compagno che è appassionato di ciclismo; mi è subito piaciuta perché ho intravisto la possibilità di realizzare un dispositivo con un’applicazione pratica, mettendo in gioco le mie conoscenze in ambito informatico e anche di approfondirle. Purtroppo a causa dell’emergenza sanitaria, lo stage appena iniziato stava per saltare e così anche l’idea che pensavamo di sviluppare, ma per fortuna, grazie alla proposta del mio compagno di continuare in smartworking, con l’assistenza e l’aiuto dei tutor formatori di St Microelectronics, siamo riusciti a portare a termine l’alternanza scuola lavoro, anche perché non volevamo rinunciare a questa esperienza. Da questa ho imparato l’importanza di lavorare in gruppo, e il saper organizzare il lavoro, non solo il proprio, ma anche quello degli altri”.
Ma che cos’è Brain Cycle e quali sono le sue potenzialità? Dennis, tra gli appassionati biker del gruppo, ci spiega: “E’ un’idea semplice, che utilizza dispositivi già sul mercato: un cardiofrequenzimetro che misura il battito cardiaco dell’atleta e un piccolo dispositivo da agganciare al manubrio. Brain Cycle – bici con il cervello, secondo il nome di battesimo scelto dal team – è un dispositivo elettrico innovativo che può essere personalizzato inserendo dati come l’altezza, il peso, l’età e dotato di un ricevitore che capta i battiti cardiaci di chi pedala sotto sforzo. Tramite un algoritmo, Brain Cycle può monitorare la performance in atto, calcolando lo sforzo fisico, segnalando quando è il momento di cambiare marcia, segnalando, in extremis, un possibile rischio per la salute”.
L’idea è stata studiata a 360°, non solo nella ricerca della componentistica, di cui si sono occupati Fabio e Simone, ma anche del suo possibile lancio sul mercato. Di questo si è occupato Matteo: “Ho affrontato il piano finanziario svolgendo un’analisi accurata costi/benefici proiettata sui primi tre anni di vita della nostra ipotetica impresa. Analizzando i costi per l’avvio della produzione, per l’acquisto della componentistica, per il brevetto e certificazioni europee, la distribuzione e tutti gli altri aspetti. Si prevede un avvio in negativo, almeno nei primi tempi, ma ne può valere sicuramente la pena visto il ‘funds research’, che è un sito che promuove le idee delle startup trovando i finanziatori pronti a investire capitali su di esse, e che ha dato ottime recensioni al nostro progetto”.
Il ritorno in classe a settembre ha permesso ai ragazzi di giungere alla fase terminale del progetto. Il percorso di formazione svolto ha dato modo al team di raggiungere quelle competenze relative ai componenti hardware necessari alla realizzazione del dispositivo, che è stato poi materialmente fabbricato nella componentistica aggiuntiva, grazie alla stampante 3D, nei laboratori scolastici dell’Istituto. La necessità di documentare ciò che è stato realizzato, ha dato poi la possibilità agli studenti di simulare le riprese aeree tramite la programmazione di droni, utilizzabili nel laboratorio di robotica. “Cooperare con gli altri, capire cosa c’è dietro la programmazione di un dispositivo, aspetti che altrimenti non si possono conoscere se non ‘entri nel vivo’, crescere dal punto di vista professionale è stata davvero un’esperienza utile e allo stesso tempo divertente – commentano Fabio e Simone – ringraziamo i nostri docenti, i tutor formatori dell’azienda StMicroelectronics, per l’opportunità che ci hanno dato. Inoltre in questa esperienza, è anche importante il messaggio che ne traiamo: mai fermarsi. Insieme, tutto si può!“