L’ozzanese che ha spostato il Banksy, l’amore per il Monferrato, i tartufi e il fiume
Federico Borgogni, restauratore 47enne, si racconta
OZZANO – È tornato dall’Inghilterra da circa 15 giorni Federico Borgogni, il restauratore di Ozzano Monferrato impegnato per un mese e mezzo a Bristol nella complicata operazione di rimozione di “Achoo”, il penultimo graffito del celebre artista Banksy.
L’opera (2.60×1.60 metri) è stata realizzata sulla parete di un’abitazione privata e i proprietari (fortunati), hanno deciso di monetizzare, facendola asportare per venderla agevolmente. Una cosa che in Italia non sarebbe possibile, diverse sono le normative.
Borgogni era al ‘secondo Banksy’, sempre a Bristol ne aveva già prelevato uno (stacco il nome tecnico dell’operazione) lo scorso anno a ottobre. Il suo compito quello di asportare l’opera, di una tonnellata, e renderla trasportabile in sicurezza. Era partito il giorno di San Valentino con l’amico corniciaio Guido Costanzo che lo avrebbe assistito nell’intervento. Costanzo però in Inghilterra non ci è mai arrivato: è stato, seppur per breve tempo, addirittura arrestato.
L’operazione di Borgogni – chiamato oltremanica proprio per la sua rinomata competenza e maestria – è iniziata solo dopo un lungo periodo di osservazione: «Non tutti i muri si possono staccare. Generalmente trascorro settimane solo per capire se posso intervenire e come. In questo caso ci sono voluti una decina di giorni, venti prima di iniziare fisicamente a tagliare il muro. Dovevo capire se ero in grado di farlo – spiega – e se era possibile farlo».
L’intervento è paragonabile a un’acrobazia senza rete di protezione. Basta un errore di valutazione o un movimento maldestro e l’opera d’arte va in mille pezzi. «Nel mondo un sacco di muri sono stati distrutti da interventi sbagliati. Ho lavorato con molta pressione addosso, ogni giorno aprivo la porta di casa e trovavo i giornalisti a fotografare, a cercare di intervistare. Anche le televisioni, la Cnn…».
Tutto però è andato per il meglio e ora l’opera, di grande valore, incollata su un pannello speciale con un rinforzo in vetroresina, pesa “solamente” 350 kg. «Si trova in un caveau in attesa dell’offerta giusta» prosegue Federico.
Ma lasciamo da parte Banksy. Perchè Borgogni è ben di più dell’italiano che ne ha rimossi due. «Sono 22 anni che faccio questo lavoro – spiega il restauratore 47enne – Sono iscritto all’albo professionale e generalmente lavoro su collezioni private, dove è necessario mantenere una certa riservatezza, e con i musei».
Il curriculum è ricco e segue il filo conduttore del grande amore per il mondo dell’arte: liceo artistico Canina a Casale, poi diploma biennale di restauratore a Milano, quindi scuola di restauro a Roma, dove Borgogni trascorre oltre 10 anni: «Ho lavorato a lungo con Pier Luigi Villari che mi ha preso sotto la sua ala protettrice, ho preso parte al restauro degli affreschi della Casa di Augusto ai Fori Imperiali, poi mi sono spostato a Torino, dove nel laboratorio Rava ho iniziato a occuparmi di arte contemporanea».
Dal 2009 un ulteriore salto: Federico si è messo “in proprio”. «Sono specializzato sulle cose strane – ride – Mi sono occupato anche di tre opere di Lucio Fontana, cose anche più costose di quelle di Banksy».
Dopo tante settimane in Inghilterra il ritorno a casa è stato una gioia. Il Monferrato con le sue colline è l’altra grande passione di Federico. «Mi piacciono molto la cerca ai tartufi, la campagna, il fiume, la vita a Po. Tutte le volte che viaggio non vedo l’ora di tornare. Ora, anche se mi è arrivata una nuova offerta che sto vagliando, devo portare avanti diversi lavori, dai privati ai musei, come quello del Cinema di Torino, del quale mi occupo da ben 12 anni».
Non c’è (affatto) solo Banksy nella vita di Federico Borgogni quindi. Quantunque, se ve ne trovaste mai uno sul vostro muro di casa, in qualsiasi parte del mondo vi troviate, il consiglio è di alzare la cornetta e telefonare al suo studio di Ozzano Monferrato.