“Non c’è nessuna invasione dei lupi”
Ruth Pozzi, ufficiale del Servizio Vigilanza Faunistica, spiega la reale situazione della provincia
Si è tornato recentemente a parlare di lupi nella provincia di Alessandria. Sono davvero aumentati di numero e costituiscono un reale pericolo per l’uomo e per gli allevamenti? In realtà la loro presenza nel nostro territorio è da tempo costantemente monitorata. Ruth Pozzi, ufficiale del Servizio Vigilanza Faunistica, da molti anni si occupa del lupo nel nostro territorio. Mercoledì 14, alle 18,30, sarà protagonista di un incontro sul sito web ‘Geografie letterarie’ per spiegare qual è veramente la situazione di questo grande predatore in provincia.
Da quanto tempo si occupa dei lupi?
Da più di quindici anni, da quando è iniziato il Progetto Lupo con l’obiettivo di monitorare la sua presenza in Piemonte. All’epoca era sotto l’egida dal Parco Alpi Marittime con il Life Wolfalpes e Francesca Marucco come coordinatore scientifico. Si puntava anche ad attenuare i conflitti con le attività umane. Tutti i nostri sopraluoghi come Servizio di Vigilanza Faunistica erano relativi alle predazioni, sia su animali da allevamento sia sui selvatici. Era importante andare sul luogo immediatamente per verificare se era stato davvero un attacco da lupo. Il progetto all’epoca prevedeva il rimborso per attacco da canide. Io con altri colleghi ero stata preparata con un corso.
C’è ancora il Progetto Lupo?
È finito nel 2018 ed è ripartito dal 2020, diventando europeo ed estendendosi a tutta Italia.
Come è organizzato?
Il Parco dell’Appennino fa da punto di riferimento, anche per la raccolta dei dati e per la funzione di coordinamento. Si basa sul monitoraggio dei lupi, per capire la densità e la costituzione dei branchi a livello genetico. Siamo in grado di ricostruire le dinamiche di questi animali.
Quali compiti ha?
Con un mio collega mi occupo specificatamente di due transetti in Val Curone e in Alta Val Borbera, altri sono in tutta la provincia. Ho anche un compito di coordinamento nei confronti dei colleghi che lavorano nella zona che comprende Val Borbera, Val Curone, Valle Scrivia e Valle Spinti.
Nel Progetto Lupo quali corpi sono coinvolti, oltre al vostro?
In provincia anche i carabinieri forestali, i guardia parco del parco Appennino, alcune associazioni riconosciute, guardie ecologiche volontarie.
C’è davvero un allarmante aumento dei lupi?
No, qui è necessario fare chiarezza. La gente quando vede tre o quattro lupi pensa che si riprodurranno a dismisura, stando tutti in quel territorio. Non è così. Dobbiamo pensare che i branchi di lupi italiani non sono come quelli americani anche di trenta animali. In realtà possono andare da due a cinque o sei elementi. Si riproducono una volta all’anno solo il maschio e la femmina alfa, dominanti nel branco. La mortalità dei cuccioli è altissima, sia per cause naturali sia perché per inesperienza sono vittime di automobili e treni o sono uccisi dal bracconaggio. Dopo il primo anno di vita, i maschi vengono scacciati dal branco di origine e devono andare a cercare un territorio da colonizzare anche a centinaia di chilometri di distanza, sperando di trovare una femmina con cui costituire un nuovo branco.
Quindi in ogni territorio può esserci solo un branco di non tanti esemplari?
I lupi difendono il loro territorio, uccidendo anche animali della stessa specie che lo invadono. Ne ho già trovati due ammazzati dai loro simili. Il loro numero perciò rimane stabile in un territorio, che è molto ampio, formato da chilometri e chilometri. Quindi, una volta che l’area provinciale è stata suddivisa in territori, il loro numero rimane costante. Non è come per il capriolo la cui presenza va davvero fuori controllo.
I recenti avvistamenti che hanno tanto allarmato?
Una volta occupata l’area appenninica, i lupi sono passati alla collina e alla pianura. Ecco allora scattare la maggiore attenzione delle gente, convinta che normalmente viva sul cucuzzolo della montagna. La grande densità di ungulati nelle zone più basse ha attirato i lupi che così hanno occupato anche le aree di pianura. Non c’è da temere, anzi predano proprio cinghiali e caprioli che costituiscono davvero un problema per il territorio.
C’è la preoccupazione degli allevatori…
Stiamo aspettando i provvedimenti della Regione Piemonte con indennizzi su eventuali attacchi e anche con aiuti tipo recinzioni elettrificate o cani da guardia: tutti quei sistemi preventivi che sono necessari per proteggere gli animali da allevamento.
Cani particolarmente adatti a fronteggiare i lupi?
Uno dei più specializzati è il pastore abruzzese, riduce fortemente le possibilità di avere fastidi dai lupi.