Il castello di Morsasco: dalle origini storiche all’attualità
Il fascino della storia, le difficoltà del presente e le prospettive per il futuro. Emanuele Pagliano Migliardi, studente di Informazione e Editoria all’Università di Genova, ha realizzato uno speciale – che Il Piccolo pubblicherà a puntate a partire da lunedì 22 marzo 2021 – dedicato ai castelli dell’Acquese: Acqui Terme, Alice Bel Colle, Melazzo, Morsasco e Rivalta Bormida. Questo è il quarto appuntamento.
IL PRIMO CAPITOLO: ACQUI E I PALEOLOGI
IL SECONDO CAPITOLO: ALICE BEL COLLE, LA FORTEZZA CHE NON C’è PIù
IL TERZO CAPITOLO: IL CASTELLO DI MELAZZO, LE ORIGINI STORICHE E IL PATRIMONIO BOTANICO
***
PREMESSA
Morsasco è un comune italiano di 631 abitanti della provincia di Alessandria, è situato a 350 metri di altitudine e dista 13 chilometri da Ovada e 9 da Acqui Terme. Il castello costituisce un importante punto di riferimento per l’intera zona.
ORIGINI DEL CASTELLO
La data di costruzione del castello non è nota. Secondo cenni storici, a dar vita a Morsasco nei primi anni del XIII secolo, furono gli abitanti di Placiano, un insediamento celto-ligure, che si trovava su una collinetta antistante l’attuale borgo di Morsasco. Secondo fonti storiche, gli abitanti di Placiano, costruirono, dove oggi sorge il castello, la prima torre con il ricetto nella quale la popolazione si rifugiava in caso di necessità. Ciò che si sa con certezza è che nei primi anni del XIII secolo, la popolazione di Placiano si trasferisce definitivamente nell’attuale Morsasco. I signori del luogo furono gli Aleramici Marchesi del Bosco. Agnese del Bosco, nel 1223, sposa Federico Malaspina, portando in dote i feudi della sua famiglia, segnando la fine della grande dinastia che occupava il territorio appennino tra Piemonte e Liguria. Marchesi Malaspina di Morsasco, che saranno signori fino al 1521, quando Violante Malaspina portò al conte trentino, Giovan Battista Lodron gli ultimi feudi di Malaspina di Morsasco: Morsasco, Orsara Bormida e Grognardo. Gian Battista Lodron, era un diplomatico e colonello dell’imperatore Carlo V, ha avuto un ruolo importante nelle guerre del Monferrato negli anni del 1520 al 1555. Fu protagonista di molti assedi, tra cui Cassinelle e Tortona, e distruzione dei castelli di Fubine e Vignale Monferrato.
Partecipò a molte azioni di guerra per l’imperatore Carlo V, distinguendosi fin da subito per la sua attività diplomatica. Alla morte di Violante, sposò Bianca Caterina Stampa, legata agli sforza di Milano. Nel 1555, Giovan Battista perse la vita durante l’assedio di Casale Monferrato, lasciando come eredi Alberigo e Ferrante, figli avuti da Violante. I due figli morirono, senza lasciare eredi prima della fine del’500 e i Gonzaga, signori del Monferrato, rimetteranno in Camera ducale tutti i feudi dei Lodron. L’ampliamento del castello nel 500, si deve proprio alla famiglia trentina. I Gonzaga, rivendettero il feudo dei Lodron a Barnaba Centurione scotto, un nobile genovese che fece il suo ingresso come Marchese di Morsasco, il 21 luglio 1599. Gli allargamenti che formarono l’attuale castello avvennero nei primi anni del 700. I Centurione fecero costruire una lunga e grande manica parallela alla parrocchia di san Bartolomeo che terminava conglobando la torre più antica. In quel periodo venne costruita la sala della pallacorda, un campo lungo 25 metri e largo 9, che oggi è una delle sale meglio conservate per questo gioco. Nel corso dei secoli la fortezza ha perso delle caratteristiche militari e si presenta oggi come un castello signorile formato da grandi saloni e sale frutto dell’ampliamento settecentesco.
I Centurione Scotto, diventati principi del sacro romano impero nel 1654, ebbero il diritto di esercitare la giurisdizione capitale sui loro sudditi di Morsasco. A dimostrazione di ciò, vi è ancora oggi una casa chiamata “del boia”, vicino alla “porta dell’orologio”, antistante la piazza del paese. La casa ha questo nome perché lì era posta la trave, dove pendeva il canapo atto ad infliggere i tratti di corda. Il colpevole veniva spogliato ed era tirato su con polsi legati ad una corda passante per una tagliola. Egli rimaneva appeso qualche minuto poi veniva lasciato cadere. I Centurione rimasero signori del paese fino al 1916, quando Giulio centurione scotto, per riparare debiti vende tutte le proprietà di Morsasco, alla famiglia nobile dei Pallavicino di Genova. Al marchese di Pallavicino si deve l’ultima ristrutturazione avvenuta tra il 1916 e il 1921. Nei secoli il territorio fu un luogo del passaggio di diversi eserciti: spagnolo, francese, tedesco e savoiardo. Nel 1708 venne aggregato prima al regno di Sardegna e poi al regno d’Italia. Il castello nel corso degli anni è stato più volte ampliato dalle famiglie che si sono succedute.
Le mura del castello
STRUTTURA E POSIZIONE ATTUALE
Il castello si trova in una posizione dominante sulla valle Bormida, dalla torre era possibile osservare che va dalle colline di Acqui a ad Ovest fino a quelle di Alessandria ad Est, dal monte Rosa a nord all’appenino ligure a sud. Alla fortezza si accede passando attraverso un’altra porta, ricavata alla base della torre campanaria che ancora oggi presenta tracce del ponte levatoio. Superata la soglia, si sale il vicolo in pietra fino alla parrocchiale del 500 dedicata a San Bartolomeo. All’interno della dimora si trovano: un salone dedicato alla pallacorda, gli appartamenti dei castellani, due sale affrescate da antichi camini, prigioni dove si leggono ancora scritti e graffiti dei prigionieri. Sulla torre a Sud-Est è possibile vedere una formella in pietra dove è scolpitolo stemma dei centurioni. Sugli angoli della torre vi sono presenti teste di leone, simbolo dei conti di Lodrone.
Non esistono più il ponte levatoio e il fossato, sostituiti nel 1740 da un ponte in pietra. All’inizio del recinto si può vedere un campanile con orologio che risale al 1697 e si trova nella piazza Vittorio Emanuele. Di importanza notevole è il camino in pietra del Salone nuovo, fatto realizzare dai Lodron, a inizio del 500, e la galleria del gioco della pallacorda a inizio 700. La cappella interna, costruita dove un tempo vi era il pozzo del cortile è dei primi del 700 ed è dedicata a Santa Caterina da Siena. La dimora si trova in un buono stato di conservazione. Il giardino del castello è una terrazza panoramica sulle colline del Monferrato, la galleria della pallacorda è chiusa, sono invece visitabili le prigioni. La proprietà è di Aldo Cichero, noto architetto nautico e autore di famosi motoryacht della nautica moderna. La visita è guidata dai proprietari, prende avvio dalla porta d’accesso dell’antico ricetto per poi recarsi alla parte del piano nobile. In seguito, si scende nei sotterranei e si prosegue nei granai dove vi è allestita una collezione di mano-domestici del XIX-XX secolo, per poi concludere il percorso nella cantina.
Reperti archeologici all’interno del castello
COLLEZIONE NO NAME
Il castello ospita la collezione d‘arte contemporanea No name della famiglia Genzini. La raccolta nasce grazie a Oreste che negli anni 60 e 70, iniziò a collezionare opere di artisti che per realizzare cataloghi si rivolgevano alla sua società. Molte opere di artisti erano state perse, soltanto grazie a Marco Genzini, che le ha trasferite nel castello di Morsasco, hanno ritrovato il proprio spazio. L’esposizione parte dagli anni 70. No name è una piccola parte della collezione Genzini, offre dunque la possibilità degli aspetti poco conosciuti delle città, in questo caso è Milano. La collezione viene aggiornata con nuovi artisti.
Collezione No name
5 COSE DA VEDERE
-
Torre dell’orologio: Si trova in piazza vittorio Emanuele II, sopra la porta che conduce al castello, è un campanile che risale al 1967, e un corpo unico con la casa detta del boia, perché era posto il gancio dove il boia sottoponeva al rito dell’impiccagione gli ospiti delle carceri del castello.
- Chiesa di San Vito: il più antico edificio presente nel comune di Morsasco, dista a poche centinaia di metri dal centro storico. La struttura presenta un’abside semicircolare del XI secolo, al cui interno è presente un affresco attribuito a un maestro piemontese o lombardo della seconda metà del XV secolo. Il terreno intorno divenne cimitero nei primi anni del Seicento, durante la peste di Manzoni. Si narra che gran parte dei deceduti, tra cui bambini, vennero sepolti qui.
- Parrocchiale di San Bartolomeo: risale al Cinquecento, presenta una navata formata da una bella decorazione. L’altare maggiore risale al Seicento, mentre sugli altari laterali vi sono quadri pittoreschi del diciassettesimo secolo. Nell’antica sacrestia vi è una tela dedicata attribuita a Beccaria risalente al XVII secolo. All’esterno della chiesa si trova un porticato costruito dalla famiglia delfini nel 700.
- Chiesa di San Pasquale: di questa chiesa non si ha traccia fino al 1699, quando un delegato del vescovo di acqui scrive durante una visita apostolica alla parrocchia di Morsasco scopre una chiesa campestre di S. Maria molto rovinata. Nel 1714, il visitatore apostolico trova la Chiesa di Santa Maria, S. Pasquale, S. Isidoro, ben conservata, per cui si ipotizza che la chiesa fosse stata costruita tra fine Seicento e inizio Settecento, sulle antiche rovine della chiesa S. Maria. Intorno al XVII secolo si diffondeva il culto di S. Pasquale di Bajlon, frate francescano santificato nel 1680. Dal 1714, vi saranno documenti che parleranno della Chiesa. Il più importante è che nel 1829 il consiglio comunale decise di costruire un cimitero vicino alla chiesa, questo comportò lavori di ammodernamento della struttura religiosa.
-
Piazza Vittorio Emanuele II: era l’antico centro politico-economico del paese.