Una protesi biologica: il raro intervento eseguito al Santo Spirito
Una tecnica innovativa messa in atto dal primario di Ortopedia dell'ospedale casalese
CASALE – Il mese scorso nelle sale operatorie del Santo Spirito di Casale Monferrato, il Dottor Danilo Chirillo, direttore della struttura di Ortopedia, ha effettuato un intervento del tutto innovativo su un paziente di 30 anni affetto da grave danno cartilagineo che lo avrebbe candidato ad un impianto di protesi. La nuova tecnica operatoria è nota come tecnica ‘Biouni’ e si potrebbe definire come l’applicazione di una protesi biologica. A livello europeo sono finora pochissimi gli interventi eseguiti con questa tecnica e solo quattro di essi sono stati effettuati in Italia.
«L’intervento – spiega il dottor Chirillo – ha previsto l’impianto di tessuto osseo e cartilagineo prelevato da un cadavere, con una strumentazione appositamente progettata sia per eseguire il prelievo che l’impianto, in un ragazzo di 30 anni affetto da una grave patologia degenerativa e infiammatoria. L’unica alternativa per il paziente, gravemente debilitato nella vita di tutti i giorni sarebbe stata la realizzazione di una protesi, intervento decisamente più invasivo e che, vista la giovane età e valutata la durata degli impianti protesici, avrebbe esposto il paziente a più revisioni nel tempo». L’intervento è durato circa due ore e con il paziente in anestesia locoregionale, leggermente sedato.
Il dottor Chirillo è stato affiancato dal dottor Saccia dell‘ospedale Koelliker di Torino, dal dottor Bertolo, dalla dottoressa La China e dal dottor Raspino che fanno parte dell’organico del reparto. I professionisti, data la rarità del caso (eseguita a livello europeo solo in pochissimi casi) a fine febbraio si sono recati a Verona, al centro ICLO Teaching and Research Center, per effettuare più volte l‘intervento chirurgico su parti anatomiche prelevati da cadavere per perfezionarsi e allenarsi in previsione dell’intervento chirurgico su paziente vivente.
Il ragazzo è stato dimesso dopo alcuni giorni in ottime condizioni generali. «Ora non resta che aspettare e sperare che il tessuto, prelevato dal donatore, fissato al tessuto del paziente e implementato da fattori di crescita preparati dal nostro centro trasfusionale, attecchisca e si integri completamente con il tessuto del ricevente. Lo andremo a verificare tra qualche tempo (circa 6 mesi), sempre attraverso una procedura innovativa e mininvasiva denominata NanoScope, con l’inserimento di una microtelecamera inserita nel ginocchio» conclude Chirillo.