Scipione Crespi, pittore da riscoprire
Una riflessione sul pittore tortonese. Opere legate ai temi della Controriforma
Quattrocento anni fa, nella primavera del 1621, si spegneva a Tortona il pittore Scipione Crespi.
Poco si sa di questo artista piemontese attivo in provincia a cavallo fra due secoli importantissimi in ambito figurativo: il XVI e il XVII. La sua riscoperta è stata tardiva, accompagnata da attribuzioni incerte e da poche tracce rispetto alle biografie d’autore a cui siamo abituati. Quel che è certo è che il Crespi, nato intorno al 1540, apparteneva alla piccola nobiltà cittadina e fu un personaggio attivo nella vita pubblica tortonese, nonché membro della confraternita di San Giovanni Decollato. Tenne bottega a Tortona dal 1577 al 1621, decenni certamente decisivi per la pittura italiana, eppure del suo iter formativo, così come committenze e influenze dirette, pochi sono gli indizi per ricostruirne, attraverso uno studio critico, il crescendo artistico.
Il Crespi fu principalmente un pittore di soggetti religiosi e un’opera di riferimento per leggerne lo stile è il dipinto giovanile oggi conservato nell’Oratorio di San Carlo a Tortona, datato 1577, Madonna in trono tra San Sebastiano e San Rocco. L’opera si colloca in anni in cui l’arte sacra conserva ancora la sua forma legata più all’ideale che al reale, questo perché il rinascimentale Cinquecento aveva insegnato, con Raffaello soprattutto, la grande lezione dell’armonia e del decoro, in un periodo storicamente caratterizzato dalla Riforma Luterana. Il Crespi che operava lontano dai grandi centri della cultura, come Milano, all’interno dei quali era più facile e immediato conoscere innovazioni e tendenze stilistiche, dipinse la Madonna in trono del 1577 su commissione dalla Confraternita della Vergine del Gonfalone e ben rappresenta questo panorama culturale circoscritto, che Scipione Crespi riproduce con pregio formale: è rispettata l’iconografia classica del martirio di San Sebastiano, trafitto dalle frecce e legato a un albero, accanto a lui San Rocco, speciale intercessore durante le epidemie, in abiti umili, tipici del suo peregrinare e una gamba scoperta a testimoniare la vittoria sulla peste. Assisa in trono la Vergine con Bambino, placida e d’una dolcezza quasi evasiva, vestita di stoffe fascianti e sobrie; alle loro spalle un accenno alla natura circostante che il Crespi immagina attraversata da un piccolo torrente, su uno sfondo quasi collinare. Quest’opera rappresenta una summa, una realizzazione frutto di contaminazioni apprese osservando alcuni contemporanei operanti fra Piemonte e Lombardia.
Le elaborazioni pittoriche di Scipione Crespi si inseriranno sempre all’interno del grande filone dell’arte sacra e, nonostante le poche opere oggi riconducibili all’artista tortonese, è possibile riconoscere nel suo tratto un influsso manieristico che approderà poi a uno stile tipico dei pittori lombardi del primo Seicento, il secolo della Controriforma. Ed ecco che il modo di narrare su tela le agiografie e le scene sacre in generale, cambia a favore di una lettura più vicina al fedele, più realistica e meno idealizzata. D’altra parte l’arte sacra lascia spazio alla passione, ai sentimenti e a corpi pulsanti, resi immediatamente più realistici, alla portata interpretativa di tutti. Tante le attribuzioni ad oggi incerte, fra queste spicca certamente il dipinto conservato all’interno del Duomo di Voghera.
La bottega del maestro Crespi rappresentava a Tortona una scuola di pregio per gli aspiranti artisti, fra questi compare dagli archivi Pio Gallina, figlio di Bartolomeo Gallina dal Bosco Alessandrino, che affidò l’erede al maestro per circa tre anni.
Il Crespi resta ad oggi un pittore piemontese ancora da riconoscere e studiare, come dimostra un restauro avvenuto nel 2009 a Casei Gerola che ha portato alla luce un cartiglio con firma e data, 1619, del quadro Incoronazione della Vergine, opera che ha riportato all’attenzione degli studiosi il tratto del “Crespo”, del quale molto ancora c’è da scoprire.
Per un maggiore approfondimento dell’opera e della vita di Scipione Crespi si rimanda alla consultazione della rivista Iulia Dertona, in particolare il numero dell’anno 1999 curato da Paola Denegri e Fausto Miotti. Altre info sul sito www.diocesitortona.it