Regione, sostegni alla filiera della canapa? “Sarebbe anche ora”
È in fase di valutazione la proposta di legge presentata dal M5S
ACQUI TERME – Lunedì 29 marzo la Terza Commissione regionale ha approvato all’unanimità la proposta di legge “Sostegno alla coltura della canapa (Cannabis sativaL.) e alle relative filiere produttive” presentata da Ivano Martinetti, consigliere del Movimento 5 Stelle. Il provvedimento ora passerà all’esame della Commissione Bilancio per la valutazione della norma finanziaria e del Comitato per la qualità della formazione per l’esame della clausola valutativa. Se la proposta di legge verrà approvata, si aprirebbero nuovi e interessanti scenari per la coltivazione a fini industriali di una pianta che in Piemonte vanta il maggior numero di produttori.
“Spero sul serio che, una volta per tutte, si decida di seguire una strada che porterebbe al nostro territorio benefici enormi”, commenta Fabio Scaltritti, presidente della Comunità di San Benedetto al Porto. «Alla Cascina Nelson Mandela di Visone coltiviamo canapa da ormai 7 anni, ma negli ultimi tempi lo facciamo solo a scopo simbolico. Abbiamo ridotto notevolmente la quantità (a Visone si producevano fino a 140 kg di canapa l’anno, ndr) perché il vuoto normativo ha “inquinato” il mercato. Basti pensare che in Italia solo negli ultimi tre anni hanno chiuso quasi 5mila aziende».
Creare una filiera con tanto di consorzi territoriali e introdurre misure di sostegno concreto alla coltivazione e alla trasformazione della cannabis sativa con contenuto di Thc inferiore allo 0.6% (quindi senza effetti psicotropi) sono gli obiettivi cardine della proposta di legge presentata dal Movimento 5 Stelle, «ma le buone intenzioni devono poi concretizzarsi in un adeguato dispositivo attuativo. Ci auguriamo che si vada davvero verso uno sviluppo serio e sereno della produzione di canapa, anche per scopi terapeutici». Proprio la scorsa settimana la Comunità di San Benedetto ha inviato al Ministero della Salute «l’ennesima richiesta per poter coltivare la cannabis ad alto contenuto di Thc per uso terapeutico. La disponibilità in Italia è troppo limitata – sottolinea Scaltritti – e molti pazienti non riescono ad averne accesso perché le scorte si esauriscono in tempi brevi».
Nell’Alessandrino sono almeno una trentina le aziende agricole che coltivano canapa, tra queste c’è anche quella di Domenico, coltivatore diretto di Viguzzolo: «Coltiviamo canapa sativa da circa 3 anni. Produciamo anche un particolare miele d’acacia con semi di canapa. L’attività della nostra azienda, infatti, si basa principalmente sull’apicoltura e l’agricoltura biologica». I coltivatori come Domenico auspicano che con l’approvazione della legge si arrivi a una filiera della canapa regolamentata e assistita, «perché, proprio a causa della mancanza di determinate normative, sul ciclo produttivo pesano troppe “zone grigie”. Ad esempio, mancano i mezzi adatti alla lavorazione dei terreni sui quali coltivare la pianta, così come direttive precise sulle modalità di ritiro e consegna del prodotto». Si può vivere di sola coltivazione della canapa? «Ora come ora direi di no. La vendita di canapa, d’altronde, pesa sul nostro fatturato annuo solo al 20%. Quattro-cinque anni fa abbiamo assistito a un “boom”di investimenti – spiega Domenico – che però ha generato un mercato saturo. In troppi si sono improvvisati coltivatori. Con una filiera di settore i coltivatori che investono energie, soldi e passione sarebbero più tutelati, e la qualità del prodotto sarebbe garantita dalle certificazioni di consorzio».