“Caro Paolo, rimarrai nella memoria di tanti come un volto sincero”
L'ex sindaco Rita Rossa ricorda Paolo Filippi
ALESSANDRIA – Pubblichiamo il ricordo del presidente emerito della Provincia di Alessandria, Paolo Filippi, scritto dall’ex sindaco di Alessandria e assessore provinciale, Rita Rossa, che con lui ha compiuto un lungo percorso politico.
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Parlare di Paolo Filippi, a pochi giorni dalla sua scomparsa, per tracciarne un breve ricordo non è facile. Tuttavia è proprio attraverso la sua vicenda umana e politica che mi è possibile ripensare all’importanza del ruolo che ha rivestito. Ho lavorato fianco a fianco con lui, nella prima giunta guidata da Paolo, come assessore e poi, dopo la conquista del secondo mandato come sua vicepresidente fino alla mia elezione a sindaco della città di Alessandria.
Paolo era un sincero democratico, per lui i valori dell’Antifascismo e della Costituzione sono sempre stati alla base dell’identità delle istituzioni di cui ha fatto parte e che ha guidato e rappresentato come la Provincia di Alessandria, Medaglia d’oro per la Resistenza.
Da questo nasce il suo impegno politico, una formazione nell’area di Donat Cattin, molto diversa dalla mia ma che ben si integrava con il bisogno di rivendicare giustizia sociale e riscatto. Aveva attraversato il passaggio dalla prima alla seconda Repubblica non senza rimpianti per quei partiti che erano stati palestra di formazione per tanti giovani divenuti poi classe dirigente.
In terra alessandrina l’esperienza di vicinanza politica con Paolo Ferraris, anche lui di Casale, era ciò a cui spesso faceva riferimento.
Questo mondo e il suo patrimonio ideale ha trovato punti di confronto, a volte dialettici, a volte in sintonia, con il mio sistema di valori e la mia formazione politica.
Paolo era un uomo concreto e pragmatico, lineare e chiaro nei percorsi che precedevano le sue decisioni. Era rispettoso della collegialità ma si assumeva la responsabilità di decidere cercando di fare la più alta sintesi possibile fra i diversi punti di vista. Ho sempre ammirato la sua capacità di ascolto alla quale faceva seguire puntuali e profonde analisi, sia che ci si trovasse in un’assemblea politica, sia che si fosse ad un tavolo istituzionale.
Da giurista amministrativo ma soprattutto dall’esperienza maturata come assessore, a Casale e in Provincia, e poi come Presidente dell’ente, aveva tratto una innata propensione al governo della Cosa Pubblica. Attento all’impianto normativo, giuridico e legislativo sapeva coniugare la visione economica, quella pragmatica e la dimensione popolare.
Con lui la Provincia continuò l’opera di valorizzazione e rilancio economico impostata da Palenzona e si consolidò quale ente vicino agli amministratori e ai bisogni dei cittadini, con lui la valorizzazione del nostro territorio, delle sue tradizioni, della sua enogastronomia e delle potenzialità turistiche e culturali ebbe un impulso notevole.
La sua amministrazione si caratterizzò per l’ammodernamento infrastrutturale degli assi viabilistici maggiori e minori, alcune grandi opere furono oggetto del suo impegno da assessore e da Presidente e non di meno aveva cura maniacale delle manutenzioni delle strade e del territorio in genere.
Fu così rilevante questo aspetto che riuscì a produrre, per la seconda campagna elettorale, manifesti differenti per ogni zona della provincia che indicavano le più importanti realizzazioni infrastrutturali e quella fu la chiave con la quale ci portò alla vittoria nel 2009.
Batteva palmo a palmo la provincia, spesso con la propria auto e questa era la forza della sua grande e profonda conoscenza del territorio. Era un amministratore che usciva dal Palazzo per stare fra la gente e vicino ai sindaci.
Non meno importanti erano le ragioni che lo vedevano attento allo sviluppo, alle urgenze del mondo del lavoro e ai problemi sociali. Ai primi sentori della crisi nel 2008 fu tra i primi a istituire un tavolo con le parti sociali, le associazioni del mondo economico, i rappresentanti istituzionali e la Prefettura per affrontare le tante crisi industriali e mettere in campo strumenti più efficaci per provare a contrastare gli effetti economici negativi.
Questi sono solo alcuni degli esempi più rilevanti che hanno caratterizzato il suo impegno.
La sua convinzione dell’importanza delle autonomie locali fu alla base delle sue sofferenze politiche per quella riforma Del Rio che ha contrastato con gli strumenti meno convenzionali che si conoscano. Così come da attento analista della politica e da dirigente che sentiva arrivare il futuro, capì la perniciosità, per il Pd, dell’esperienza del Governo Monti molto prima di molti fra noi.
Paolo aveva anche una passione per la politica internazionale che sapeva leggere e interpretare e dalla quale partiva per rendere ragione dei cambiamenti o degli avvenimenti anche locali.
Era, però, anche una persona semplice, una semplicità che è nobiltà d’animo ed espressione di profondità di pensiero. Si sentiva a suo agio con le persone e la gente comune perché era un uomo popolare.
Con lui ho lavorato molto, ho imparato e credo di aver contribuito, insieme con la struttura dei funzionari, dei dipendenti e dei dirigenti dei settori che seguivo, ad alcuni traguardi tra i quali mi piace ricordare la ristrutturazione di Marengo che lui mi diede come obiettivo quando mi nominò assessore e nella cui realizzazione ha creduto fortemente.
Paolo era colto e appassionato di storia, dissimulava spesso dicendosi “ragazzo di campagna” ma in realtà scriveva molto bene ed era affascinato dalla letteratura del Novecento e in particolare amava Pirandello.
Non passava inosservata la tradizionale ripresa del discorso di Pericle agli ateniesi sulla democrazia ad ogni inizio d’anno.
“…nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti”, scrisse Pirandello, tu, caro Paolo rimarrai nella memoria di tanti come un volto sincero.