A raccontare il restauro di Santa Caterina sono… i protagonisti
Le parole dell'architetto Giulio Lattanzio e dell'imprenditore edile 'Edo' Bajraktari
CASALE – Le temperature primaverili degli ultimi giorni hanno permesso la ripresa degli ultimi lavori sulle coperture della chiesa di Santa Caterina a Casale. E per ‘toccare da vicino’ i risultati dell’importante intervento effettuato su lanterna, cupole, tamburo e tetti, è necessario ascoltare le parole del restauratore Giulio Lattanzio e dell’impresario edile Eduard Bajraktari.
«Abbiamo lavorato sugli intonaci presenti all’interno della lanterna, un grande lavoro di consolidamento, poi siamo passati alle superfici. Una conferma il restauro del Vignoli, avvenuto intorno al 1969. A quell’epoca, sugli affreschi veniva riprodotta la linea pittorica o si dipingeva nuovamente la parte mancante. Nella cupola ogivale della lanterna, non si comprendevano i tanti interventi che erano stati fatti, poi durante la pulitura ho dovuto – spiega Lattanzio – ‘smontare la linea’ del Vignoli e ho quindi ripristinato gli affreschi originali, pulendoli anche dallo sporco che si era accumulato dal 1970 ad oggi. Adesso stiamo lavorando al ritocco sottotono con gli acquerelli, andando a mettere in evidenza i colori originali».
La salita in quota e le ore di lavoro a 30 metri di altezza hanno permesso al professionista torinese di restaurare uno dei punti più ‘scenografici’ della chiesa: «La scena che vediamo lassù, sulla lanterna, e che hanno immaginato i decoratori, è quella di Dio sorretto dagli angeli, poi queste nuvole “sospese”, da cui tutto inizia».
A lavorare invece sulle parti murarie di tamburo e cupola è stato ‘Edo’ Bajraktari: «Non nascondo che abbiamo trovato tantissime situazioni critiche, iniziando dalla parte interna della lanterna: le otto lesene fortemente lesionate, con l’aiuto dei miei collaboratori, hanno ottenuto il rinforzo strutturale necessario, come da progettazione del direttore dei lavori. Azione non semplice, resa complicata per il semplice fatto che l’intero intervento si svolgeva ad un’altezza 30 metri, senza dimenticare che il lavoro è stato realizzato in modo manuale per cercare di conservare al meglio ed evitare di rovinare fregi e affreschi».
«Altro step non semplice, ma dove ho visto i miei ragazzi ‘divertirsi’ a lavorare in forte sinergia, nonostante le complicazioni presenti per effetto del Covid, è stato quello legato al recupero delle parti in muratura della cupola: cornici delle finestre, capitelli, pilastrini, le pigne, il tutto realizzato in modalità ‘cuci e scuci’ come da indicazione dell’architetto Enrica Caire e, per una realizzazione più precisa possibile, pezzi mancanti e aree degradate sono stati riprodotti in modo manuale».
La ‘nuova” cupola brilla con il sole primaverile, simbolo di rinascita culturale di un’intera città, un patrimonio di tutti, sapientemente curato grazie alla efficace sinergia tra l’Associazione Santa Caterina Onlus e l’Ente Trevisio.Per il mese di aprile. La chiesa e il coro delle Monache saranno accessibili martedì, mercoledì e venerdì dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19. Venerdì 2 aprile, Venerdì Santo, la tradizionale S. Messa del primo venerdì del mese non potrà essere celebrata. Lo scorso venerdì, 26 marzo, l’associazione ha aderito all’iniziativa ‘M’illumino di meno’ spegnendo l’illuminazione notturna.