Gli albergatori acquesi in cerca di certezze
"Aprire con le zone colorate sarebbe pericoloso"
ACQUI TERME – Si parla tanto di ripartenza ma ogni volta l’abbrivio economico viene rimandato. Le partite iva sono in ginocchio, soprattutto quelle legate al settore ricettivo. I dati forniti dall’Assoturismo, infatti, disegnano uno scenario preoccupante: «La Pasqua perduta a causa del Covid costerà alle strutture ricettive ufficiali 11,3 milioni di presenze, con una perdita di fatturato di 1,4 miliardi». Abbiamo sondato il polso degli albergatori acquesi e la situazione desta preoccupazione: «Non siamo nemmeno più in grado di quantificate le perdite – ci ha riferito Marco Pincetti, proprietario dell’Hotel Ariston – Viviamo una situazione di confusione paradossale, non sappiamo se e quando potremo riaprire. Noi chiediamo certezze. Non vogliamo trovarci come ad ottobre con i clienti che fanno in fretta i bagagli per scappare dalla zona rossa. Ci garantiscano un periodo di mobilità certa, tutti ‘bianchi’, in modo da pianificare il lavoro. Riaprire a singhiozzo è pericoloso».
I costi sono la spada di Damocle sopra il capo degli imprenditori ricettivi stagionali. «Una struttura come la mia con 38 camere, con canoni fissi di utenze di servizio quali l’energia elettrica (45kw), due linee telefoniche, due utenze per l’acqua, due allacci di gas, manutenzioni periodiche, ad esempio, degli ascensori, affronta costi rilevanti e non più sostenibili – continua – Ristori? Io ancora non ne ho visti. Si parlava della cancellazione del canone Rai, poi rettificata con uno sconto del 30%. Però rimane la SIAE (nel mio caso mille euro). Con i soldi governativi non copriamo nemmeno i costi fissi».
Peggio va per chi è costretto a restare aperto. «Non possiamo chiudere perché abbiamo degli impegni contrattuali con diverse società – ci spiega Claudio Bianchini, presidente dell’Associazione Albergatori di Acqui e titolare dell’hotel ‘La Meridiana’ – Certi servizi invece di apportare risorse, comportano maggiori spese: c’è il personale della struttura e della cucina, che anche se ridotto, deve essere impiegato, e poi c’è il costo dei materiali, i consumi e tante altre voci a bilancio».
Attualmente, nella città bollente sono aperte tre strutture: La Meridiana, l’hotel Valentino e l’albergo Gianduja che danno vitto e alloggio anche a ditte impiegate nei cantieri appaltati nel circondario. «Siamo ai livelli di ospitalità essenziali – conclude Bianchini – Non fossimo aperti, dove andrebbero a dormire questi lavoratori? I familiari dei pazienti operati ad esempio a Villa Igea? Offriamo un servizio pubblico che spero qualcuno, prima o poi, possa riconoscere»