Zaffiro: «Sulle crisi industriali si agisca subito, non bastano le passerelle»
Parla l'esponente di Casale Bene Comune
CASALE – Johnny Zaffiro di Casale Bene Comune interviene sul tema, molto attuale, delle crisi che riguardano il Monferrato.
«L’urgenza legata alla crisi della Cerutti riguarda il futuro professionale ed economico di 250 persone, alle quali si aggiungono i familiari. Un numero alto, che spiega la tenacia nel manifestare da oltre un mese davanti ai cancelli di quella che un tempo era una delle più prestigiose industrie di Casale Monferrato, e una delle destinazioni lavorative più ambite. Adesso è difficile sentirsi tranquilli: il mondo del lavoro vacilla da anni e le grosse realtà imprenditoriali sembrano talvolta meno affidabili di quelle piccole. Eppure questo patrimonio industriale che va sgretolandosi non può essere guardato con rimpianto e rinuncia.
Se oggi ringraziamo l’impegno di lavoratori come Andrea, Roberto, Luca, Vittorio e tanti altri, e di Maurizio con tutti i sindacati, dobbiamo anche intervenire in modo corale, e dobbiamo farlo per loro, per quelli che prima di loro hanno tentato di difendere i posti di lavoro e – soprattutto – per incoraggiare quanti e quante dovranno farlo in futuro. Le battaglie hanno sempre senso, perché puntano ad obiettivi concreti e perché preservano valori e senso della comunità».
Ammortizzatori sociali, tavoli ministeriali e intervento delle istituzioni, con una proposta, quella del tavolo territoriale, già avanzata dal Pd nei giorni scorsi: «Che fare dunque? Innanzitutto perseguire l’ottenimento degli ammortizzatori sociali necessari al sostentamento di questi lavoratori. Secondariamente convocare con la massima rapidità un tavolo di progettazione e tutela dell’occupazione in Monferrato, l’ormai famoso “Tavolo di crisi territoriale”, richiesto in queste ultime due settimane a più riprese dai Sindacati, cosa ancora dobbiamo aspettare. L’amministrazione di Casale Monferrato e il Sindaco Riboldi dovrebbero farsi urgentemente capofila di un gruppo di soggetti delle istituzioni e della società civile che lavorino insieme allo scopo di produrre progetti e soluzioni. Ma attenzione: non si chiede agli amministratori pubblici di sostituirsi agli imprenditori, si chiede di condividere realmente problematiche e proposte, perché ogni crisi industriale ha ricadute territoriali forti e la politica può farsi sentire, deve farsi sentire accogliendo i pareri e le competenze a disposizione: confrontandosi con i rappresentanti dei lavoratori e con quelli di categoria e arrivando ai cittadini. Arrivando a noi! Noi siamo il territorio. La cronaca dell’ultimo mese ci parla di Cerutti e di Gimi/Framar, più di 300 persone. Noi – di fronte a queste notizie – guardiamo, esprimiamo preoccupazione e rassegnazione e basta o uniamo le energie e le idee per portare agli assessorati regionali e al Ministero competente le nostre istanze con maggior forza e dignità? Si faccia il possibile subito, si ascoltino le parole dei lavoratori, perché non possono bastare le passerelle, a favor di fotocamera, davanti alle fabbriche quando queste sono ormai sull’orlo del baratro. Le parole d’altra parte sono sempre importanti, come quelle pronunciate con grande convinzione nell’ultima assemblea sindacale Cerutti “… qualsiasi siano le risposte, si va avanti con determinazione nella lotta”. Bene, noi saremo al vostro fianco».
Infine, sull’ipotesi cooperativa: «Quanto poi all’eventualità di una conversione alla forma cooperativa della Cerutti – strada che diversi lavoratori e lavoratrici hanno preso in Italia per evitare la cessazione dell’attività che sapevano fare e amavano e per mantenere il posto di lavoro – noi riteniamo che sarebbe un ottimo sbocco, e potrebbe rappresentare un modello per molte altre realtà del territorio. Se tale fosse la scelta dei diretti interessati, la forma cooperativa andrebbe sostenuta non solo dagli strumenti (numerosi) messi a disposizione dalla legge del 1985 n° 49 e dalla Regione Piemonte, ma anche e soprattutto dalla comunità e dal Comune di Casale Monferrato. Non si tratta dunque di decidere ‘per gli altri’ o di ‘fare i conti in tasca agli altri’, perché è assolutamente normale che i rappresentanti politici e le organizzazioni sindacali, così come le associazioni di categoria, interloquiscano, protestino, supportino e propongano alternative alle crisi occupazionali. O pensiamo che nel mondo del lavoro, chiuso un cancello, se ne riapra subito un altro…?».