Ravazzi: «Unire l’economia e l’ambiente. Il Tanaro? Sarà tutto da vivere»
Il grosso dei lavori entro il 2027. Zona omogenea, progetti a beneficio di tutti
Nel 1994, appena riuscii a liberare la mia casa dal fango, andai a rinnovare la tessera di Amico del Tanaro. Le colpe non erano del fiume, semmai nostre
Gianni Ravazzi, 58 anni, consigliere comunale della Lega, abita agli Orti, ha girato mezzo mondo per lavoro (è un divulgatore etologo, ha scritto 70 libri e 500 articoli), è un grande appassionato di pappagalli e del Tanaro è un sincero innamorato. Quando ha intuito che l’Europa avrebbe finanziato progetti di coesione territoriale, ha pensato al fiume come elemento unificatore.
Ravazzi, com’è nata l’idea?
Ero in Sala Giunta col sindaco Cuttica. Guardavamo il quadro restaurato. C’è il Tanaro, c’è il ponte coperto, ci sono i mulini natanti, c’è molta gente sulla riva. È scattata la scintilla: questo fiume dobbiamo farlo vivere. Cuttica è un lungimirante. Mi ha detto: procedi che ti seguo.
Come si fa a mettere insieme 33 comuni?
Spiegando le opportunità. Nessuno deve sborsare un euro e tutti hanno occasione di presentare progetti che abbiano un senso.
Qual è la filosofia della Coesione territoriale?
Realizzare qualcosa di utile all’intero territorio. Penso alle piste ciclabili che uniranno tutti i comuni, ciascuno dei quali, poi, potrà avanzare richieste specifiche. D’altronde, se a Quargnento la pista passa nei pressi della casa natale del pittore Carrà e il Comune pensasse di ristrutturarla, è logico che possa chiedere finanziamenti per farlo. Anche questo rientra nella coesione.
L’iniziativa coinvolge pubblico e privato.
È un qualcosa di assolutamente nuovo, non uno dei bandi a cui si è abituati. Il Comitato non guadagna, i sindaci sono garanti e i privati, penso alle aziende (ad esempio, Guala ed Ecoplasteam si sono già fatte avanti), possono beneficiare del fondo perduto ma per reinvestire sul territorio. Anche il pubblico, attraverso la Coesione, può finanziare progetti fino al 100 per cento, a fondo perduto. In generale possiamo dire che questo meccanismo è un moltiplicatore di investimenti. Siamo pionieri, noi: altre aree (ad esempio Casale-Valenza, ndr) sono pronte a imitarci e noi le aiuteremo.
Quanti soldi arriveranno?
Tanti, ma parlare di cifre è prematuro (si ragiona a centinaia di milioni, ndr).
E i tempi?
Stiamo lavorando da due anni, i primi risultati li vedremo nel 2021, il grosso entro il 2027. Per il 2030 saranno chiusi i cantieri.
Da cosa si partirà?
Dalla messa in sicurezza del Tanaro, con la sistemazione delle sponde, da rivitalizzare per fare turismo.