Harambée compie 25 anni: Fidati di Me
CASALE – La comunità Harambée compie 25 anni. Un quarto di secolo di impegno che ha provato e quotidianamente prova a contribuire e migliorare la qualità della vita di persone in difficoltà, in termini di coesione sociale, bene comune e approccio educativo. Mercoledì sera alle 20.45 al link il progetto Accaparlante celebra la ricorrenza.
Nel frattempo l’educatore Max Biglia ci affida questa riflessione.
FIDATI DI ME
Fuori, è una giornata fredda ma con il sole.
Fuori, c’è un mondo da scoprire, persone da incontrare, una realtà da comporre. Dentro, qui dentro, ci sono inquietudini, silenzi e voci, paure e quel disordine intimo che contesta ma che ricerca consuetudine, metodo, cura e amore. Proprio qui dentro mi sono ricordato di esistere, e ho rammentato la differenza che passa tra sopravvivere e vivere. Ho avvertito tra queste giovani esistenze, tutta quella voglia di fare vedere senza ammettere, quel tutto che molto spesso manca.
Un’altalena di malesseri più o meno consapevoli, gioie e ammonimenti per crescere. Ogni più piccola indicazione mi faceva capire che il solo bisogno era di non sentirsi da soli. Qui dentro, si va avanti a denti stretti, perché ci sono delle intenzioni, degli obiettivi e una forza sconosciuta che silenziosamente grida: fidati di me.
Storie di ragazze e ragazzi che vivono buona parte della loro quotidianità in un contesto diverso, di considerazione, protezione e tutela perché membri di famiglie fragili, vulnerabili o in difficoltà. Al centro le persone e i differenti percorsi che si confrontano con l’esclusione sociale, i pregiudizi, la lontananza da contesti familiari caratterizzati da forti problematicità nelle relazioni affettive, sociali e da persistenti criticità economiche. Privazioni di opportunità, gioco, sperimentazione e affetti. Vite
impari che divengono andamenti umani di ragazzini che vedono un mondo solo a metà, e che se non sostenuti, sono e saranno destinati a diventare adulti che vivranno a metà, dove l’unico modo per salvarsi e garantirsi un futuro, è avere nuove prospettive, provare a cambiare, trovare l’alternativa, perché se nuoti nel fango, prima o dopo, alla fine ti sporchi.
Fra le righe di questo libro, dentro queste mura e fuori, in queste giornate fredde ma con il sole, ho trovato la vita di tante persone che cercano di costruire il proprio futuro superando ostacoli che parevano insormontabili oppure cambiando rotta per inseguire un sogno coltivato nel silenzio di un debutto mancante, vuoto. Sono le esperienze degli altri, quegli altri che molto spesso non esistono, che vivacchiano tra gli ultimi, di cui dobbiamo avere consapevolezza e che, possono essere illuminanti, accompagnandoci a nuove riflessioni o inaspettatamente, farci ritrovare l’energia perduta.
Nelle mie cinquanta sfumature di vita, tra il dire e il fare, è vero, le stagioni non sono più quelle di una volta mentre io, educatore, maestro di coloro che non hanno il pane e che talvolta hanno anche perso i denti, con qualche timore ma senza preclusioni, ho camminato con Harambèe ritrovando una dimensione umana, fatta di piccoli gesti, traiettorie, l’invenzione di qualche desiderio che porta entusiasmo e l’abitudine di tornare, per rendersi conto, di essere felici.