La rabbia di Artico: “Prestazione inaccettabile”
Il ds: "In 30 gare questa squadra non è riuscita a fare lo scatto in avanti, anche cambiando interpreti"
ALESSANDRIA – “In trenta gare questa squadra non è mai riuscita a fare lo scatto in avanti, a trovare continuità. Anche cambiando interpreti”. Anche per questo Fabio Artico è arrabbiato, molto. E deluso. “Come i tifosi, lo so. Capisco cosa stanno provando, sono le stesse sensazioni mie, nostre”. Amplificate dalla prestazione più brutta, nella gara più importante, perché dopo tre vittorie, magari non belle, ma afferrate nel recupero, era lecito, anzi scontato, attendersi ben altro da un gruppo apparso compatto, almeno nelle intenzioni e nella ricerca della vittoria. “Non si pensi che l’abbiamo preparata per poi interpretarla in quel modo: una settimana piena per curare i dettagli, sapendo bene quale sarebbe stato l’atteggiamento tattico del Piacenza e cosa non fare per agevolarlo. Poi, in campo, abbiamo visto tutti l’opposto di quello che sarebbe servito. Incomprensibili lanci lunghi a scavalcare il centrocampo, quasi tutti controllati dai piacentini”.
La frase del presidente sulla B? Avrebbe dovuto motivare i giocatori. A Piacenza interpretato la gara all’opposto di come l’avevamo preparata: mai palla a terra, solo lanci sparacchiati in avanti
ASSURDA ANARCHIA
La sensazione di una assurda anarchia nei movimenti e nelle scelte individuali. “Mai dovremmo pensare di risolvere da soli una gara. Dovremmo averlo capito, evidentemente, insisto, dopo 30 turni ancora così non è”. E, magari, quando la decisione del singolo sarebbe servita, come la ripartenza da cui è nata la rete decisiva, è clamorosamente mancata. “Nel gol c’è una somma di sbagli. Certo, se l’uomo scappa, in certe condizioni si può anche fermarlo con un intervento falloso, anche ‘spendere’ un cartellino. Quante volte i nostri giocatori finiscono a terra. Noi, invece, ci ostiniamo a non fermare l’azione”. E neppure, aggiugiamo, a stare incollati all’avversario, per non farlo ragionare e forzare l’errore: questione di capacità, di caratteristiche, ma forse anche di superficialità e, anche, un po’ di presunzione, di mancanza di umiltà, la convinzione di poter far male in qualsiasi momento. I fatti, a Piacenza, hanno ribadito che così , purtroppo,non è.
RABBIA E PAROLE
La rabbia del presidente Di Masi (nella foto lascia il campo subito a fine gara) l’hanno vista tutti. Non è che aver annunciato la B a luglio si sia rivelata affermazione controproducente? “Caso mai il contario: avrebbe dovuto motivare di più chi è stato scelto. Nelle parole del presidente c’era un messaggio di entusiasmo, contro cui non ha senso ogni volta scagliarsi. Lui sta facendo il massimo e anche di più per questa squadra, credo che gli si debba riconoscere il diritto di esprimere il suo pensiero”.
ESAMI E BILANCI
Il bilancio di Fabio Artico? “Ci sarà il momento per farlo. Non è adesso: ci giochiamo le otto gare più importanti della stagione e poi ci saranno i playoff. E’ il momento di cambiare faccia“. Le otto gare, più spareggi, sono anche esami inappellabili. “Per tutti, certo”. Longo, come ha detto più volte, deciderà sulla base di quanto vedrà sul campo. Dopo Piacenza gli servirebbe una rivoluzione. “Il mister ha anche questo compito, i giocatori dovrebbero averlo ben chiaro in testa”.
Cosa rispondere a chi obietta che, negli altri gironi, il livello è più alto e l’Alessandria di oggi rischierebbe nei playoff? “Non sono d’accordo. Forse l’unica avversaria da evitare, per compattezza e solidità, è il SudTirol. Però, adesso dobbiamo pensare solo al Renate (che nel posticipo ha sconfitto, 1-0, il Novara, ndr) la prima delle otto partite più importanti”. Con Mustacchio? “Si sta allenando bene con il gruppo”. Perché non è stato utilizzato a Piacenza? “Aveva una autonomia di 10 minuti, poco più, e in una squadra, la nostra, che sparacchiava palloni alti in avanti anche lui non sarebbe riuscito a incidere”.