Il Pescatore di sogni va avanti nel ricordo di Diego
LU – Diego Manfredi, che avrebbe compiuto due anni il prossimo 16 aprile, se ne è andato da oltre due mesi dopo una strenua battaglia con la leucemia. Per sostenere la sua lotta mamma Rosanna aveva creato la campagna di crowdfunding ‘Il Pescatore di sogni’ con la quale sono stati raccolti circa 5500 euro per l’Aieop (Associazione italiana di ematologia e oncologia pediatrica). Ora il pescatore di sogni è ripartito, per sostenere ancora una volta l’attività dell’associazione ma anche la degenza dei piccoli ospiti del reparto di Oncoematologia Pediatrica dell’Ospedale Regina Margherita di Torino (qui il link per contribuire).
Mamma Rosanna, che durante i lunghi mesi in stanza con Diego, nella solitudine della malattia, aveva trovato conforto nella scrittura, ha deciso di affidare nuovamente i suoi pensieri a una lettera. La riportiamo integralmente.
Quando decidi di andare avanti a scrivere la tua storia ti rendi conto che la tua battaglia non è ancora finita
Io sono la mamma di un Eroe, il mio Diego mi ha insegnato a vivere, mi ha insegnato a combattere, ma non a sopravvivere senza di lui. Ho sempre definito mio figlio “il mio cuore”… e come si fa a vivere senza cuore?
Io non sono mai andata via realmente dal “quinto piano”, perché tutto quello che ho vissuto lì con lui mi accompagnerà ogni singolo giorno.
Sapete come può sentirsi un pesce rosso dentro una boccia? Ecco, io sono quel pesciolino rosso, chiusa in una prigione, a vivere momenti orribili, che nessuno merita a questo mondo. Come puoi credere nella provvidenza o nell’amore divino quando vedi il tuo bambino invaso da cellule maligne che lo consumano giorno dopo giorno davanti ai tuoi occhi?
Il mio Diego aveva una leucemia mieloide acuta, lui era il guerriero con la malattia più brutta lì al “quinto piano”, tutti lo conoscevano, quando entrava nella nostra stanza un nuovo dottore diceva: “Ecco Diego, non ci conosciamo ma abbiamo sentito tanto parlare di te”.
Lui ha dimostrato più volte di voler vincere la sua battaglia e con il suo sorriso, le cure e le sue forze ci stava riuscendo. Non ho mai smesso di credere in lui e nelle cure che stavamo affrontando, in realtà tante volte ho desiderato la morte per me in cambio della vita di mio figlio, ma poi lui si rialzava, ed io con lui.
Non potrò mai dimenticare il giorno che siamo tornati a casa, quando è venuto a prenderci il suo papà, Diego rimase senza parole, abbracciato a lui per circa venti minuti, è stato bellissimo, non potrò mai dimenticare le nostre lacrime di felicità e poi l’uscita, il tragitto e vedere Diego guardare fuori dal finestrino… in quel momento gli avrei dato il mondo in mano… e quando siamo arrivati a casa, ad attenderci la nostra famiglia e l’albero di Natale, un segno di speranza e di vita…
…Poi tutto è cambiato, quando siamo tornati in ospedale, la malattia senza chiedere permesso si era ripresentata, ma noi non ci fermava nessuno, eravamo guerrieri ed eravamo pronti a beffarla ancora una volta, perché dovevamo arrivare al nostro traguardo: “il trapianto”, la fase finale della nostra storia.
Non ci siamo mai riusciti, ha vinto la malattia.
Non potrò mai dimenticare quella domenica, avevo scritto la letterina di Natale per Diego, chiedendo a Babbo Natale di portare sotto la nostra finestra tutte le persone che ci volevano bene e che ci sono sempre state vicine anche da lontano, volevo regalare a Diego un sorriso… e loro erano erano tutte lì, chiamatelo destino o come volete voi, ma loro erano lì.
Quando il dottore è venuto con le lacrime agli occhi a dirci che lui era diventato un angelo, volete sapere che mi disse? – “Io, mamma, potrei scegliere di fare il chirurgo e guadagnare molti più soldi, sai quante volte desidererei fare una bella vacanza, oppure un week end con gli amici e non lo faccio, e sono qui a prendermi il bello e la merda di questo lavoro? Perché io ci credo in quello che faccio”.
Io gli risposi: “Anche noi crediamo in te ed in quello che fai qui dentro, perché grazie a te, grazie a voi, qui si curano i bambini speciali”.
Ci siamo abbracciati e siamo scesi giù a fare quello che andava fatto, a fianco di tutte quelle meravigliose persone che erano lì per noi…
Abbiamo fatto affacciare tutti i bambini del quinto piano e fatto volare i palloncini di Diego, regalando a tutti loro un sorriso per Diego…
Ecco… alla fine di questa storia io mi sento sempre un pesciolino rosso, però fuori dalla boccia a boccheggiare, a chiedere di essere salvata… anche a me stessa.
Mio figlio mi ha dato in mano una penna e sono diventata una raccontastorie, mi è stata data la possibilità di essere ascoltata, con i miei pensieri, con ciò che scrivo per Diego… lo faccio per onorare la vita di mio figlio e per far capire alle persone quanto sono fortunate. Non dovete aspettare che vi capiti qualcosa di drammatico per rendervene conto.
Ci hanno avvelenato il mondo, ci hanno tolto l’ossigeno, ma noi siamo vivi e, credetemi, pensate a me e a quello che vi sto dicendo, perché a me è stata tolta la mia vita…
Noi siamo delle persone e siamo tutti uguali, perché tutti ci meritiamo la felicita, è il nostro tesoro più grande, cerchiamola sempre, è dentro di noi…
Il “Pescatore di sogni” andrà avanti, non smetteremo mai di donare sorrisi ai bambini e continueremo a regalare sorrisi per Diego.
“Cosa sei tu”?
“Un pescatore di sogni, mamma”.
“Amore mio, tu sei una meraviglia e tutti ti vogliono bene… e la tua mamma ed il tuo papà ti saranno sempre vicini come le stelle nei momenti bui”.
Grazie a tutti per la Vostra attenzione, Vi ho salutato con la nostra frase. Io sono una raccontastorie, ricordate?”
La mamma di Diego