8 Marzo: lo sciopero di Non una di meno
L?associazione manifesta contro la violenza di genere, le discriminazioni sul lavoro e per tutelare il diritto alla salute di tutti
ALESSANDRIA – Non Una di Meno lancia il countdown verso lo sciopero transfemminista dell’8 marzo. Uno sciopero generale dalla produzione e dalla riproduzione, dal consumo, dai ruoli sociali imposti dai generi, che si svolgerà lunedì 8 marzo in Piazza Santo Stefano a partire dalle ore 17.30, nel rispetto di tutte le misure di sicurezza. È un impegno costante e notevole quello di Non Una di Meno, che da anni lotta per i diritti delle donne e per la parità di genere. Questo sciopero rappresenta un momento essenziale per l’associazione, che ancora una volta, scende in piazza per dire no alla violenza di genere, alle discriminazioni nei luoghi di lavoro e per difendere e tutelare il diritto alla salute di tutti.
“Durante il 2020 hanno perso il lavoro 444mila persone, di cui il 70% sono donne. Solo nel mese di dicembre, su 101mila persone costrette al licenziamento o i cui contratti non sono stati rinnovati, 99mila sono donne. Dati che vedono la loro origine in un sistema del lavoro femminilizzato che si contraddistingue per contratti precari e salari più bassi, e – poiché tali – più facilmente sacrificabili nell’economia familiare. Per le donne, che nel contesto pandemico hanno vissuto un’ulteriore perdita di autonomia economica, il termine del blocco dei licenziamenti, previsto a fine marzo, fa prospettare una situazione destinata a peggiorare”, spiega Non Una di Meno.
Inoltre, il Covid19 ha incrementato la violenza nei confronti delle donne: sono stati registrati 11 femminicidi solo nel 2021. Non solo, la pandemia ha peggiorato la situazione lavorativa di molte donne: “che lo svolgano da dipendenti – spesso precarie e a fronte di bassi salari – o gratuitamente, sono in prevalenza le donne ad occuparsi della cura di anziani e bambini. La centralità assunta, a causa della diffusione del Covi19, dal lavoro riproduttivo ha gettato luce sulle condizioni lavorative negli ambiti cosiddetti “essenziali” e sul carico di lavoro nella dimensione domestica. Da un lato l’intensificazione di orari di lavoro e turni impossibili, dall’altro la totale presa in carico di giovani e bambini a causa della didattica a distanza”, aggiunge Non Una di Meno.
“Le donne lottano da mesi nelle fabbriche, nelle scuole, nelle case. Lottano. Lottano in Italia, in Polonia, in Argentina, in Bulgaria, in Georgia, in Cile e nelle città degli Stati Uniti e della Francia dimostrando, ancora una volta, la necessità di una risposta transnazionale alla violenza strutturale. Le politiche economiche europee di gestione della crisi hanno definito le donne “essenziali” per poterne intensificare lo sfruttamento. Essenziali sono le nostre vite, essenziale è il nostro sciopero!”, spiegano ancora.
Lo sciopero sarà anche un’occasione per manifestare contro l’inquinamento dei territori e dunque, per la tutela della salute di tutti. “Un diritto alla salute minato anche dalle politiche sanitarie e dalle follie di alcuni amministratori locali. Da un lato la considerazione dei consultori quali servizi “non essenziali” da poter mettere in discussione in tempi di pandemia. Dall’altro l’ennesima battaglia ideologica – promossa dalla Regione Piemonte e supportata anche dal Comune di Alessandria – che millanta di volere la salute della donna, salvo poi finanziare abbondantemente i movimenti pro-vita che la colpevolizzano e non ne rispettano le scelte. Per questo gridiamo “Regione contro l’aborto, l’RU486 non si tocca”. Va garantita alle donne la possibilità di scegliere. Le donne che scelgono di avere figli devono poterli crescere in un ambiente sano e accogliente”.
Il sindacato di base ADL Cobas sostiene lo sciopero dell’8 marzo dando, insieme ad altre sigle, la copertura sindacale alle lavoratrici e ai lavoratori che vorranno aderire.
Così conclude Non Una di Meno, chiarendo che, “alla prospettiva di un piano di ricostruzione patriarcale e confindustriale, vogliamo opporre un piano femminista di trasformazione sociale: un salario minimo europeo e reddito di autodeterminazione, socializzazione della cura, welfare universale e non familistico, un permesso di soggiorno europeo non condizionato al lavoro e alla famiglia, diritto alla salute e all’autodeterminazione, priorità della salute ecosistemica rispetto ai profitti. Occorre che il cambiamento coinvolga i luoghi di istruzione, così che questi stessi luoghi siano in grado di garantire alle studentesse e agli studenti tutela, sicurezza e spazio di dibattito e discussione. L’8 marzo scioperiamo!”