“Osare: l’Alessandria deve essere spregiudicata”
Solo Giorno in più a disposizione: Bruccini, Mustacchio e Mora out, Arrighini sconta la seconda giornata
ALESSANDRIA – Personalità, coraggio, voglia di lottare: l’Alessandria deve ancora crescere tanto. Il primo a sostenerlo, a non voler vedere giocatori che fanno il compitino, come se la palla scottasse tra i piedi, è proprio Moreno Longo. A quattordici gare dalla fine della stagione è una ammissione anche difficile, ma doverosa. “Voglio una squadra che in campo mostri la voglia di assumersi rischi nel fare la giocata. Appoggiamo tanto palla all’indietro? Questo non è un segnale negativo, caso mai indica la voglia di provarci, e riprovarci, se lo sviluppo non è fluido o ci sono spazi chiusi”. Altro discorso negli ultimi 20 metri, però. “Serve la giocata del singolo, che si assume la responsabilità di calciare, cercare una palla, ovunque, che possa essere importante. In questo dobbiamo crescere”.
Negli ultimi 20 metri serve la giocata del singolo. Soprattutto serve prendersi la responsabilità di calciare. Bisogna sapre rendere sotto pressione
UN PEZZETTO DI CUORE
Che la si chiami ‘garra’ o ‘cazzimma’ poco conta: la carenza c’è e determina prestazioni ‘rilassate’. “Nell’atteggiamento ci sono tante componenti: il carattere del giocatore, la disponibilità, la coesione del gruppo. Fino ad ora, con la mia gestione, mi posso arrabbiare solo per i primi venti minuti a Novara. Con Pistoiese e Olbia c’è stata lotta e sacrificio e questo dimostra anche attaccamento. Contro il Lecco, avversaria di alto livello, si poteva anche vincere. Contro la Giana inaccettabile è il risultato, dopo 15 palle gol. E non è, sia chiaro, questione di sfortuna, che per me non esiste: manca quel pezzettino che permette di finalizzare il lavoro in risultato. Cosa è? Anche un pizzico di cuore in più, di pensiero positivo, che permette di lottare, di fare un dribbling in più, di arrivare alla stoccata finale. Un gruppo che deve costruire per vincere, nella coesione, deve lavorare su questi presupposti”.
Di Gennaro, nell’intervista al Piccolo (LEGGI QUI), ha parlato di “ignoranza sottoporta”, che un po’ manca a una squadra “bloccata”. Analisi corretta? “Sì, perché una squadra che vuole vincere deve avere qualità tecniche, ma anche caratteriali. Bisogna saper rendere anche sotto pressione. Alle avversarie, specie quelle che vengono al Moccagatta, può bastare chiudersi al limite e rompere l’azione dei Grigi. L’Alessandria, invece, deve sempre fare prestazione, sempre vincere ed essere brava a farlo con grandi aspettative attorno alla squadra. I campionati non si vincono e non si predono nella singola partite, serve equilibrio di tutti i soggetti: bisogna mandare in campo i ragazzi con entusiasmo e serenità e con la consapevolezza che un pareggio non è la fine del mondo, non ci si blocca e si va avanti e si continua. Bisogna farlo, insisto, sempre, anche nei momenti di stress assoluto, altrimenti i risultati importanti non arrivano“.
Turn over se serve, ma adesso è arrivato il momento di dare una identità ben precisa. Serve anche per trovare automatismi.
Per far entrare questi concetti nella testa dei giocatori che lingua serve? “Servono contenuti, coerenza, schiettezza, conta toccare le corde giuste. L’obiettivo è costruirci una mentalità forte, vincente, che permetta di stare nelle difficoltà e di superarle. La creeremo insieme alla società, allo staff, ai giocatori, spero anche con tifosi e stampa”.
CON GIORNO, IL PLAY
Rispetto alla partita con la Giana, domani a Grosseto solo un elemento in più, Giorno. “Bruccini non è ancora a disposizione, come anche Mustacchio e Mora“. Giorno sono in regia o, anche, in altre posizioni del centrocampo? “Giorno è un play atipico, perché si muove tanto: per questo potrebbe anche legittimare un utilizzo come mezzala, ma è come regista che si esprime meglio”. E così, quindi, sarà riproposto domani contro il Grosseto
Turn over? “Giocando ogni tre giorni, valuteremo se qualcuno ha bisogno di rifiatare, qualche alternanza ci può essere. Adesso che incomincio a conoscere la squadra, però, è importante dare una fisionomia, cambiare sempre troppo rallenta l’identità e il processo di crescita e, invece, dobbiamo migliorare gli automatismi”.
PUNTI DI RIFERIMENTO
Il Grosseto travolto a Vercelli potrebbe non essere quello che l’Alessandria troverà domani. “La gara di Vercelli è di quelle che fanno storia a sé. Affronteremo una squadra che può lottare per i playoff. Non dà punti di riferimento, con un rombo di grande movimento, un 4-3-1-2 con interscambio continuo di posizione, con il trequartista che, spesso, si abbassa e costruisce l’azione e un play che si alza e mezzali che ruotano in continuazione. La caratteristica migliore del Grosseto – insiste Longo – è l’occupazione degli spazi, con giocatori di grande disponibilità, di corsa e di buona fisicità“.