Abbate sulla scuola: «Lezioni in estate? No grazie!»
Il commento del consigliere comunale casalese
CASALE – Il mondo scolastico da un anno a questa rimane una delle realtà più colpite dal Covid. Dopo un inizio a settembre in presenza le scuole superiori sono ritornate a svolgere le lezioni in didattica a distanza e con l’anno nuovo è stata adottata la forma ‘mista’, con un’alternanza di lezioni in presenza e a distanza. Nei giorni scorsi, anche in conseguenza all’insediamento del nuovo Governo, lo stesso Premier Mario Draghi ha lasciato trapelare la possibilità che le ore scolastiche ‘perse’ in questi mesi possano essere recuperate durante i mesi estivi. In merito è intervenuto il consigliere comunale casalese Alessandro Abbate (appartenente al gruppo misto) che ha fortemente criticato sotto diversi punti di vista quest’eventualità:
«La scuola in estate? No grazie! Penso di essere stato, tra tutti i miei colleghi politici, uno degli unici a non aver espresso un parere nelle scorse settimane riguardo all’avvento del nuovo governo imposto: probabilmente perché se ne avessi parlato, avrei dovuto essere necessariamente offensivo e pessimista. Avremmo dovuto esserlo tutti negli ultimi dieci anni, da quando il concetto stesso di democrazia è venuto a mancare e da quando non abbiamo di fatto avuto più potere concreto di voto, visto che non ha mai governato chi effettivamente ha vinto le elezioni (ma questo è un altro discorso). Non nascondo che, nonostante io sia per il voto e per il giudizio popolare, in questi giorni ho nutrito una piccola speranza rispetto alla nascita di questo governo, probabilmente con la vista offuscata dalla competenza del Premier incaricato.
Una scelta in nome della ‘competenza’ che invece già dai presupposti si sta rivelando una supposta per studenti, lavoratori e persone comuni. Ne ho preso, ahimè, consapevolezza e quindi ho riaperto gli occhi, tornando sui miei passi, in particolare quando giorni fa un’uscita infelice ha lasciato trasparire un possibile prolungamento del calendario scolastico con ricaduta sull’ulteriore stress al quale verranno sottoposti alunni e docenti. Per non parlare poi del turismo. Già. Proprio quel turismo sul quale la retorica ha danzato per mesi, sarà la prima vittima di questa genialata targata governo tecnico. Virus permettendo, infatti, la priorità andrebbe data a quei settori che più degli altri hanno subito danni e dunque, negare giugno libero (mese prospero per il turismo quantomeno quello nazionale), mi sembra una follia.
«Gli alunni in Dad non hanno ricevuto insegnamenti all’altezza». Così si è cercato di giustificare questa ipotetica scelta. Una conferma riguardo al fatto che chi si trova a prendere decisioni sul mondo della scuola non è per nulla a conoscenza di come essa funzioni realmente: la dad è stata una nuova forma di insegnamento, dovuta al periodo di guerra che ancora oggi ci troviamo a vivere ed ha messo alla prova tutto il sistema scolastico che ha risposto alla grande, risultando infine uno dei settori che meglio ha retto al colpo di questa pandemia. Di certo non sarà stata come la presenza ma d’altronde se di guerra si parla….
Quello che non capisco, ribadisco, è stata la scelta di tagliare definitivamente le gambe ad un settore che più degli altri ha patito il periodo Covid e che avrebbe bisogno di ripartire immediatamente, possibilmente già da fine maggio. Sarebbe una mazzata sui denti per coloro che auspicavano una ripresa sotto a questa guida competente. Ricordiamoci inoltre che siamo esseri umani e non macchine. Che molti di noi non hanno più una vita sociale e che coloro i quali già prima avevano problemi di rapporto, ora si trovano in una condizione sociale ancora peggiore.
Noi tutti abbiamo il diritto di godere di quello che sarà il ritorno alla normalità, di godere della nostra estate per come è sempre stata, del nostro mare delle nostre vacanze, del nostro tempo libero e delle nostre famiglie. Turismo e cultura viaggiano di pari passo e visto che arriviamo da un periodo di sacrificio, con mille ferite morali e fisiche, questi cosa fanno? Chiedono altri sacrifici. Peraltro inutili. Legati all’esibizionismo all’indirizzo degli altri paesi e a un finto rigore che non porterà a nulla, se non a distruggere completamente chi già è debole e ha bisogno di ritrovarsi in tutti i sensi. Mi appello a insegnanti, genitori, presidi e alunni: manifestiamo in tutti i modi il nostro dissenso verso questa follia».