Dieci punti dalla prima. E la ferocia che non c’è
Gazzi torna capitano e scuote la squadra. Alessandria al quinto posto
ALESSANDRIA – Vince il Como, su punizione, nel finale, con la Lucchese. Pareggia il Renate, in casa della Pro Patria, 0-0, e pare che il clima, tra i brianzoli dominatori del girone di andata non sia più così sereno, ma l’Alessandria deve guardare a se stessa e non alle difficoltà altrui. Vince il Lecco, a Carrara, e scavalca i Grigi, raggiunti al 5° posto da Juventus Under 23 e Pro Patria. A -10 dal Como capolista: in questa classifica, però, in questo momento è meglio guardarsi dall’affollamento attorno.
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Il pareggio con la Giana lascia un gusto amarissimo. E non serve aggrappasi alle tre traverse, che potevano essere gol e non lo sono state. Come il rigore. La sorte ha un peso molto relativo, per Alessandro Gazzi è praticamente nullo. “Non parliamo di sorte. La fortuna dobbiamo guadagnarcela e la sfortuna è una conseguenza di ciò che facciamo noi in campo. Evitiamo di ragionare con questi argomenti – insiste il capitano – concentriamoci solo sulla prestazione”.
E che prestazione è stata quella dell’Alessandria con un avversario per oltre un’ora in dieci? “Una discreta prestazione, ma non basta. Dobbiamo essere più feroci se vogliamo i tre punti”. Dunque un’Alessandria poco cattiva? “La squadra ha dato tutto, anche se stiamo attraversando un periodo particolare. Dobbiamo cercare di andare oltre, superare questa fase, e possiamo farlo solo con il lavoro, se vogliamo disputare un girone di ritorno all’altezza delle aspettative che si sono create. Contro la Giana c’è stata una sola squadra in campo, l’Alessandria“.
Ancora tanta, troppa fatica, in una partita da gestire e chiudere. “Venivamo da una sconfitta particolare, nel derby, e la Giana è una bestia nera. La superiorità numerica? A volte, in 11 contro 10, si possono anche perdere equilibri. Cosa è mancato? Quel pizzico di cattiveria che è nostro dovere mettere. Insisto, il momento è particolare: c’è stato un cambio di allenatore, ci sono stati movuimenti in rosa, con l’arrivo di nuovi giocatori. C’è bisogno del contributo di tutti, non solo gli undici in campo o i 20 utilizzati e il mister, ma di tutti coloro che compongono il gruppo. Abbiamo le capacità di tirarci fuori, con prove che non lascino l’amaro in bocca”. Come con la Giana.