Quegli esposti alla Procura firmati Wwf Italia e Legambiente
Dopo la sentenza del dicembre 2019, il Ministero si è attivato per chiedere la bonifica? Alle nostre domande ha risposto col silenzio
SPINETTA MARENGO – Sulla scia della sentenza emessa nel dicembre 2019 dalla Corte di Cassazione sul caso Solvay, in particolare su quanto scritto dai giudici a pagina 59, il Wwf nazionale -assistito dall’avvocato Vittorio Spallasso e Laura Pianezza – e Legambiente, avevano presentato altrettanti esposti in Procura.
La Cassazione aveva constatato il proseguo della contaminazione ambientale Ausimont. Solvay avrebbe poi dovuto adottare direttamente i rimedi per scongiurare un pericolo eventuale per l’ambiente «anche interrompendo la produzione e gli sversamenti nel sito».
Le associazioni ambientaliste nei mesi scorsi avevano chiesto alla magistratura di accertare se quegli sversamenti in falda sono terminati oppure stiano continuando. A far scattare un campanello d’allarme la presenza in falda di tracce di cC6O4 (Pfas di nuova generazione) prodotto dal 2014 esclusivamente da Solvay.
Dal canto suo, la Procura aveva iscritto un procedimento penale chiedendo ad Arpa di relazionare sulla situazione, acquisendo poi un corposo dossier documentale sia sul processo già definito che sulle nuove istanze.
Si era aperto dunque un nuovo scenario che vede al centro dell’attenzione l’inquina mento della Fraschetta.
Cassazione, la sentenza
Il 12 dicembre 2019, la Corte suprema di Cassazione aveva confermato la sentenza dei giudici della Corte d’Assise d’Appello che, come era accaduto ad Alessandria, aveva riqualificato il reato da avvelenamento doloso a disastro innominato colposo.
I giudici avevano assolto Carlo Cogliati, Bernardo Delaguiche e Pierre Jacques Joris; si erano espressi per la condanna, invece, nei confronti di Giorgio Carimati, Giorgio Canti e Luigi Guarracino: le pene erano state ridotte da due anni e mezzo a 1 anno e 8 mesi ciascuno, con i doppi benefici di legge, ovvero la condizionale e la non menzione.
Gli enti e la bonifica
C’è un aspetto, poi, su cui pesa come un macigno il silenzio degli amministratori: la bonifica. Chi deve bonificare fuori dallo stabilimento (all’interno sta agendo Solvay, ndr)? Secondo la sentenza, il Ministero dell’Ambiente invece di chiedere un risarcimento milionario avrebbe dovuto individuare le misure di riparazione, cioè di bonifica, da imporre ai titolari dell’obbligo di risarcire. Ovvero chi è stato condannato. Quindi, la Corte ha rimesso le parti avanti al giudice civile per il risarcimento in forma specifica.
In sostanza: il Ministero dell’Ambiente non doveva chiedere soldi come forma di risarcimento, ma avrebbe dovuto dettare tempi e modi per la bonifica integrale del sito. Per farlo, ora dovrà agire civilmente contro Solvay in esecuzione alla sentenza. Sul punto, nei mesi scorsi abbiamo chiesto più volte al Ministero se avesse già avviato qualche procedura in merito: non abbiamo mai ricevuto risposta.