Longo: “La squadra deve diventare branco”
"Ho chiesto di costruire. Non ha senso, ogni sei mesi, un anno, buttare via tutto"
ALESSANDRIA – “La squadra deve diventare branco“. Deve volerlo, e questo Moreno Longo lo sa bene. Soprattutto deve voler raccogliere gli stimoli, le indicazioni, l’atteggiamento fisico e mentale, i moduli, il gioco che il tecnico sta cercando di dare al gruppo.
Un gruppo che, domani, contro la Giana (diretta anche su Sky, canale 253), non avrà né Mora, né Mustacchio (per lui, dunque, il monitoraggio indica, evidentemente, un più prudenziale riposo). Un gruppo in cui torna, dopo oltre un mese, Celia, “una delle opzioni possibili sulla fascia sinistra. Insieme a Frediani. Da valutare bene la tenuta di entrambi: chi potrebbe iniziare e chi subentrare a gara in corso. Abbiamo provato anche una ulteriore soluzione”. Che Longo non svela, ma potrebbe essere una tappa di quel percorso di progressivo cambiamento dell’identità tattica che ha in mente e che qualche assenza potrebbe accelerare.
L’ambiente ostile rende tutto più complicato: l’ambiente coeso, unito aiuta e facilita la costruzione di un risultato
A centrocampo potrebbe essere il turno di Gazzi: Giorno è squalificato, il capitano può essere il play naturale in grado di dare equilibrio. In alternativa, Bruccini può andare al centro, lasciando il posto da mezzala, a destra, a Casarini (o a Chiarello). In attacco, con Arrighini fuori causa per due gare, Eusepi e Corazza sono i favoriti, ma potrebbe anche essere schierato Stanco dall’inizio.
RICERCARE EQUILIBRI
Equilibrio è una delle parole d’ordine, nell’analisi del bruttissimo derby come nell’avvicinamento alla sfida di domani con la Giana. “L’equilibrio deve regnare nelle vittorie, come nelle sconfitte. Abbiamo aggredito la settimana fin dal primo giorno, la squadra lo ha fatto bene”. Formazione tipo? “Le rose ampie mettono nella condizione, prima di ogni gara, di fare valutazioni tecniche e umane. Nel calcio con 12/13 giocatori a disposizione l’undici base era quasi obbligato. Oggi si parla di gruppo: io tendo sempre a gestirlo valutando il contributo di ognuno. Valutazione che faccio giornalmente: vale per tutti, anche per i giocatori simbolo, se vedo qualcuno che sta meglio di un altro, faccio fatica a non utilizzarlo. Il lavoro quotidiano porta, talvolta, a scalare le gerarchie. Altro è dare una identità ben precisa alla squadra, poi saranno gli interpreti a decidere, con il loro atteggiamento, chi scenderà in campo”. Un messaggio chiaro, ai giocatori, lo ha dato, “la squadra deve diventare branco e nel branco ci sono coesione, alchimia, empatia, che permettono di superare tutti gli ostacoli”.
Torna Cela, o lui o Frediani a sinistra. Ma abbiamo valutato anche una soluzione in più, perché i due infortuni, Mustacchio e Mora, sono dalla stessa parte
NIENTE E’ SCONTATO
La Giana, per tradizione, è avversario ostico, e potrebbe esserlo ancora di più nella versione più solida in difesa e meno remissiva voluta da Brevi. “La premessa: non ci sono gare, e risultati, scontati. Con il Lecco il pareggio è stato giudicato poca cosa, da qualcuno, contro una squadra a cui avremmo dovuto fare tre gol. Quella stessa squadra, tre giorni dopo, ne ha segnati quattro al Como. Questo perché ogni gara ha difficoltà, ed è come ci si prepara a vincere che fa la differenza. Serve equilibrio: i campionati non si vincono a gennaio o a febbraio, ma nelle ultime sette, otto partite, a cui bisogna arrivare attaccati al carro che conta”.
CRESCERE INSIEME
Certo, Alessandria è una piazza che aspetta di vincere da tanto, troppo tempo. Inevitabile che il peso dei risultati sia diverso, per tutti: squadra, società, città, tifosi. “Questo è il primo step che dobbiamo fare tutti insieme. Noi per primi: noi staff tecnico, noi calciatori, noi società, noi tifosi, noi giornalisti. L’ambiente ostile rende tutto più complicato: l’ambiente coeso, unito aiuta e facilita la costruzione di un risultato. E se manca il contributo anche solo di una componente, dobbiamo avere la forza di superare questa assenza. Noi dobbiamo essere bravi a costruire questa mentalità: non si può pensare di cercare di vincere e poi buttare via tutto ogni sei mesi, o ogni anno. Quando ai progetti è dato tempo a società, allenatori, giocatori di costruire, si sono ottenute conquiste importanti. Dove non ci sono pazienza e tempo, si gettano via anni di lavoro. Alla società ho ciesto questa possibilità di costruire“. Però serve anche grande pazienza (che per qualcuno sembra scaduta: oggi, alla Michelin, un gruppo della tifoseria ha esposto uno striscione, “Giocatori, meritiamo rispetto”). “Nelle piazze dove non si vince da tanto tempo, subentra quell’ansia di vittoria che toglie lucidità, che rischia di far sprecare il lavoro. Io insisto sulla costruzione, insieme”