«Lascio Alessandria con vero dispiacere»: ora l’incarico a Torino
Alberto Maffiotti, direttore Arpa, trasferito dopo i quindici anni alessandrini
ALESSANDRIA – Alberto Maffiotti, ex direttore del Dipartimento Arpa Alessandria, lascia la città. È uno dei pilastri dell’inchiesta del 2008 che portò il polo chimico di Spinetta davanti a due Corti d’Assise e alla Cassazione, che sancì il disastro ambientale colposo.
Qual è il nuovo incarico?
“Il mio nuovo incarico a Torino sarà pressoché identico a quello che ho svolto in questi quindici anni ad Alessandria, ovvero direttore del Dipartimento della provincia di Torino e dell’area metropolitana. È un’attività prevalentemente gestionale con risvolti tecnici a supporto delle strutture che necessitano di esperienza specifica che ho potuto acquisire in questi 35 anni di lavoro nel settore ambientale. Il Dipartimento di Torino è il più grande di Arpa Piemonte, costituito da oltre 230 persone: per questo motivo la sua attività sul territorio deve essere in forte correlazione con gli indirizzi istituzionali e le esigenze del territorio”.
Come ha trovato Arpa all’arrivo in Alessandria e come la lascia?
“Il Dipartimento di Alessandria, e successivamente di Alessandria e Asti, a partire dal 2015 è una delle strutture storiche di Arpa sul territorio. È costituito da tre strutture semplici che si occupano delle attività di autorizzazione di monitoraggio di laboratorio, coadiuvate da un settore amministrativo organizzato similmente a quella che era l’organizzazione delle Asl ai primi anni Duemila. L’attività di parziale riorganizzazione dei settori, similmente a quanto era stato indicato con il nuovo regolamento organizzativo di Arpa Piemonte, ha consentito di portare a una maggiore connessione e sinergia tra le diverse strutture, in particolare per quanto riguarda il controllo del territorio e la prevenzione, adeguandosi alle richieste della normativa ambientale. Non solo: si è incrementata anche l’attività a supporto alla Provincia di Alessandria e dei Comuni in merito alle autorizzazioni per le nuove aziende, utilizzando i risultati di monitoraggio e controllo. In particolare, è stata sviluppata una forte sinergia tra controllo dell’inquinamento del suolo, delle falde e dei corpi idrici con l’attività di analisi del rischio connesso alle bonifiche e al controllo delle prescrizioni Aia. Lo stesso dicasi per il settore della qualità dell’aria e il controllo delle emissioni, nei quali è spesso difficile e articolata l’applicazione delle norme di legge: operatività ampliata e organizzata secondo le nuove metodologie e con la digitalizzazione dei dati ambientali”.
Come lascia il Dipartimento?
“Lascio con un po’ di dispiacere perché mi sono affezionato ai colleghi, al territorio e alla sua gente. Sono sicuro che l’esperienza condivisa in questi quindici anni con ottimi tecnici rimarrà come patrimonio comune nel conoscere e nell’agire con lealtà e onore secondo quanto ci è chiesto dalle leggi e dalla costituzione. So di lasciare a chi prenderà la mia responsabilità una struttura solida e capace di poter affrontare le sfide ambientali del territorio. Certo che il mio gruppo di lavoro troverà nella dottoressa Marta Scrivanti un’ottima guida“.
Qual è stato il momento più difficile?
“L’attività dei tecnici Arpa non è mai semplice, perché si trovano a dover affrontare esigenze diverse come in una corsia d’ospedale: nel nostro caso, però, il malato è l’ambiente. Tanti sono i momenti – dalle alluvioni alle contaminazioni del suolo e delle falde – che hanno avuto elevate criticità, ma credo che Arpa abbia sempre supportato, stando in prima fila, gli enti e i Comuni per affrontare le diverse problematiche con particolare attenzione alle richieste dei cittadini”.
Se dovessimo fare una fotografia del nostro territorio oggi?
“Tanto è il lavoro fatto per migliorarlo, tanto ancora ne resta da fare. Ma i passi in avanti sono sotto gli occhi di chiunque. L’esperienza di questi anni mi ha insegnato che è di fondamentale importanza comunicare con trasparenza e far conoscere la grande quantità di attività che Arpa svolge sul campo, nei suoi laboratori e all’interno delle sedi istituzionali. Aspetti, questi, ancora poco noti ai più”.