Carabinieri del Noe e Procura: il blitz all’interno della Solvay
L'indagine si muove su un'ipotesi di disastro ambientale e omessa bonifica
SPINETTA MARENGO – A poco più di un anno dalla sentenza che ha sancito il disastro innominato colposo, Spinetta torna al centro di un’inchiesta. Giovedì il blitz del Noe all’interno dello stabilimento Solvay con i Pm Eleonora Guerra e Fabrizio Alessandria. L’indagine si muove sull’ipotesi di reato di disastro ambientale e omessa bonifica. Diverse persone sarebbero iscritte sul registro degli indagati.
l blitz in azienda di prima mattina. Due pattuglie dei Carabinieri hanno stazionato dalle 6 di giovedì 11 febbraio, fuori dallo stabilimento Solvay di Spinetta Marengo a supporto dei colleghi del Noe (Nucleo Operativo Ecologico diretto dal tenente colonnello Massimo Pittaluga), che per ore hanno perquisito gli uffici amministrativi per poi estendere il loro intervento a tutto lo stabilimento.
Gli esposti di Wwf e Legambiente
Con loro i sostituti procuratori Eleonora Guerra e Fabrizio Alessandria, titolari del fascicolo con il procuratore capo Enrico Cieri.
Sul posto anche l’Arpa, con Alberto Maffiotti in supporto tecnico ai militari del Nucleo Operativo Ecologico.
Maffiotti, che ha lavorato per quindici anni ad Alessandria, da lunedì scorso è il direttore del Dipartimento della provincia di Torino e dell’area metropolitana.
La nuova indagine
Sul registro degli indagati sarebbero iscritte varie persone, tra amministratori e dirigenti di stabilimento. L’inchiesta dei Carabinieri del Noe si muove sull’ipotesi di disastro ambientale e omessa bonifica.
Gli accertamenti sono in corso. Lo scorso settembre avevamo pubblicato la notizia dell’inchiesta aperta dalla Procura alessandrina nel corso del 2020.
Lo stabilimento spinettese era già stato al centro di una complessa indagine iniziata nel 2008 condotta sempre dai Noe, che aveva portato alla condanna definitiva di alcuni vertici dell’azienda belga per disastro innominato colposo.
Uno dei punti su cui si era dibattuto era la criticità della rete idrica, circa 50 chilometri di tubazioni deteriorate recanti acque di processo, di raffreddamento, fognarie e di depurazione. Una situazione che portò elevate quantità di inquinanti a contatto con la falda.
Con la sentenza del 2019, la Corte stabilì l’obbligo di interrompere quell’inquinamento.
Cosa avrebbe portato nuovamente i Carabinieri all’interno dell’azienda? A quel che sembra gli inquirenti dovranno accertare se vi siano state ulteriori fuoriuscite nonostante quell’obbligo di bonifica.
Il campanello d’allarme sarebbe stato proprio la presenza in falda del cC6O4 (considerato un tracciante perché prodotto e brevettato dall’azienda), Pfas di nuova generazione utilizzato per sostituire il Pfoa (bandito dalle autorità internazionali poiché altamente inquinante).
L’attività messa in campo dai militari era volta all’acquisizione di documentazione che potrebbe essere utile all’indagine attualmente in corso, ma anche osservare da vicino come funziona l’impianto.
L’azienda
«Si è svolta oggi un’attività di sopralluogo presso il sito di Spinetta Marengo nell’ambito di una indagine in corso da parte della Procura di Alessandria – si legge in una nota inviata da Solvay – Le operazioni di carabinieri e magistratura hanno avuto il pieno supporto dei dirigenti e dei funzionari Solvay, i quali hanno messo a disposizione la documentazione e ogni informazione richiesta. Nel confermare la piena fiducia nella magistratura, Solvay è come sempre a completa disposizione delle Autorità, sicura della correttezza del proprio operato e in costante collaborazione con istituzioni ed enti di controllo».