Giorno del Ricordo. Le parole di Oddone: “Pulizia etnica che non può essere giustificata”
Le parole del sindaco di Valenza
VALENZA – In occasione del Giorno del Ricordo, intervento del sindaco di Valenza Maurizio Oddone. Lo riportiamo integralmente.
«Si celebra oggi, 10 febbraio, dopo la recente Giornata della Memoria, la ricorrenza di un’altra tragedia collegata a quell’immenso carnaio che è stata la seconda guerra mondiale. È il Giorno del Ricordo che riporta alla mente ed al cuore quanto accadde in Venezia Giulia, Istria e Dalmazia dopo l’8 settembre 1943 e nei giorni immediatamente successivi alla fine della guerra con l’occupazione di Trieste del IX Corpus titino e quanto accadde nei mesi e negli anni immediatamente. Anni che furono segnati da gravissimi lutti, con la tristissima vicenda della Foibe, con gli annegati nel mare di Zara, con l’esodo di 350mila persone colpevoli, per la maggior parte di loro, soltanto di essere italiani. Il dramma delle foibe e il successivo esodo furono un episodio orribile che si innesta certamente in un dramma ancora più grande, quello del conflitto planetario, ma non si può e non si deve tacere quello che furono: una pulizia etnica ed una resa dei conti le cui responsabilità cadono sugli assassini del IX Corpus e sul partigianato rosso che prendeva ordini direttamente da quel Maresciallo Tito, tanto coccolato durante e dopo il conflitto dagli Alleati Anglo-Americani. E che fosse pulizia etnica a danno degli italiani, e non soltanto dei fascisti, lo dimostra il fatto che vittime della furia assassina non furono soltanto persone legate all’ormai decaduto regime, ma indistintamente uomini, donne e bambini, tutti con il denominatore di essere italiani, e tutti coloro che si opponevano o avrebbero potuto opporsi ad un’annessione delle ‘Terre Irredente’ alla Jugoslavia. In questo senso è emblematica la vicenda del Cln di Trieste, molti dei cui membri vennero arrestati dalla milizia titina e in parte uccisi. E questi non erano fascisti ma soltanto italiani, colpevoli di essere italiani. I nostri connazionali, poi, costretti a lasciare le terre dove vivevano, con tutti i loro beni, vennero accolti in Patria da una aperta ostilità, soprattutto da parte dei comunisti che li consideravano, una volta di più fascisti, e da una coltre di silenzio durata decenni, avvolto da una notte nera rischiarata soltanto da fiammelle come l’opera di padre Flaminio Rocchi, il francescano autore di un libro ‘L’Esodo dei 350mila istriani, giuliani, dalmati’ e promotore della Croce che ricorda i Caduti nella foiba di Basovizza, narrando anche la drammatica vicenda di Norma Cossetto, la giovane donna che è diventata il simbolo di tutte le morti di quel drammatico periodo. E questo avvenne ben prima delle più recenti prese d’atto da parte della storiografia. Nel ricordare questo dramma però, per amore di verità, non possiamo esimerci dal cercare anche di capire che l’odio sfociato in questi atti criminali imperdonabili e bestiali, aveva radici lontane. Il fascismo di frontiera, con la sua scellerata politica di italianizzazione forzata delle popolazioni alloglotte, come gli sloveni, che vivevano sul territorio del Regno d’Italia non ebbe mano leggera. Il costringere un popolo, penalizzandolo, a non parlare la propria lingua, il voler italianizzare forzatamente i nomi ed i cognomi nella lingua italiana, come pure i nomi dei luoghi, una politica di perenne oppressione, hanno gettato i semi d’odio che sono stati fatti pagare a tanti e tanti innocenti. Senza dimenticare la guerra di aggressione allo Stato Jugoslavo compiuta dal Regio Esercito accanto alle forze dell’alleato germanico, con tutto quanto è avvenuto negli anni dal 1940 in poi.
Tutto questo ha contribuito a gettare il seme dell’odio che è sfociato, come un fiume sotterraneo carsico, in quell’immenso dramma che sono state le foibe e l’esodo. Ma tutto questo non può giustificare la furia assassina che ha macellato e sparso sangue innocente e il silenzio che ne è seguito dopo.
Oggi più che mai, a tanti decenni della fine della seconda guerra mondiale, abbiamo il dovere di ricordare quanto è avvenuto, evitando pregiudizi e divisioni su questo argomento, perché i morti ci sono e vanno rispettati. Perché fatti come le foibe, l’esodo, la Risiera di San Sabba (altra vergogna dell’Olocausto), le violenze e le stragi compiute durante e dopo la guerra da tutte le parti, nessuna esclusa non abbiano mai mai mai più a ripetersi. L’ignoranza fa paura e il silenzio è uguale a morte».