Zoomboombing – L’anno delle videochiamate
Parrebbe essere divertente immaginare qualche studente buontempone che si inserisce nelle tante video-lezioni che si tengono online su piattaforme come Google Meet e, appunto, Zoom, ma le incursioni che, in questi mesi, hanno avuto luogo da parte di persone non invitate in incontri online con interventi di carattere violento, razzista, pornografico ed offensivo non hanno alcunchè di simpatico. Sono di cattivo gusto se non veri e propri reati.
Ecco perchè è buona regola, su Zoom, organizzare videoconferenze private a cui è possibile accedere solo con una password ed ecco perchè le impostazioni permettono agli animatori di dare l’accesso a Zoom solo ai nuovi partecipanti che fanno parte della lista degli ospiti: del resto chi gestisce la riunione può mettere, anche in seguito, in muto e disattivare il video dei partecipanti che non dovessero comportarsi secondo le regole. È inopportuno invece condividere il link di accesso a incontri e video-lezioni sui social media ed in contesti pubblici.
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Con 75 mila studenti e 26 mila insegnanti (dei 57 mila in servizio in Piemonte) che nella nostra regione hanno adottato lo scorso autunno la didattica a distanza e con i tanti pendolari che sono ricorsi allo smart-working, è evidente che l’anno appena trascorso sia stato l’anno delle video-chiamate che richiedono, come ogni altra occasione sociale, il rispetto di un codice di condotta e l’adozione di cautele per consentire a tutti di esprimersi, apprendere, ascoltare e presentare in modo efficace ed ordinato.
Soprattutto, non c’è alcun dubbio che l’affermazione più pronunciata del 2020 sia stata “Hai il microfono spento!”.
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Alessandrino ed esperto di digital: ecco chi è Andrea Boscaro