Solvay: valvola del reattore in tilt e allarme per fuoriuscita gas
Le reazioni degli ambientalisti e la spiegazione dell'azienda
SPINETTA MARENGO – Domenica, 24 gennaio, alle ore 18, è stato dichiarato lo stato d’allerta di stabilimento al reparto Tecnoflon della Solvay, a causa di una fuoriuscita di miscela di gas dal reattore D. Una dispersione causata dalla rottura di una valvola dello stesso. Sul punto è intervenuto l’ex assessore all’Ambiente Claudio Lombardi: “Inaccettabili questi continui incidenti, segno di una inadeguata manutenzione preventiva per eccessivo sfruttamento degli impianti”.
Solvay: “Nessuna ricaduta”
La Solvay ha inviato un comunicato: “A causa di un malfunzionamento di una valvola di un reattore di polimerizzazione degli Elastomeri si è verificata una fuoriuscita di monomeri all’interno del locale chiuso e aspirato del reattore che è interdetto al personale. L’evento non ha avuto nessuna ricaduta/impatto nemmeno nell’area di produzione direttamente interessata.
L’azione immediata degli operatori del reparto ha permesso il rientro dell’allerta in tempi brevissimi. Solvay ha comunque attivato lo stato di allerta e informato prontamente gli Enti”.
Le reazione del Comitato Stop Solvay
“L’ennesima perdita dallo stabilimento Solvay, l’ennesimo rischio per la popolazione! Nel tardo pomeriggio di domenica, verso le 18, è stata dichiarata l’allerta di stabilimento al reparto Tecnoflon dello stabilimento di Solvay, per un’ingente e improvvisa fuoriuscita di miscela di gas (tetrafluoetilene, fluoruro di vinilidene e altro) dal reattore D. Sappiamo che la fuoriuscita di tali sostanze (altamente tossiche e cancerogene) è stata provocata dalla rottura di una valvola del reattore D e che i gas sono fuoriusciti ad una pressione di 15 atmosfere – si legge in un comunicato – La quantità dispersa nell’aria sarebbe notevole. L’ennesimo episodio di perdite da parte dello stabilimento Solvay, l’ennesimo segno ben visibile di quanto vi sia un’inadeguata manutenzione preventiva degli impianti e un eccessivo sfruttamento di quest’ultimi. La sostituzione preventiva dei componenti dovrebbe evidentemente prevedere il fermo impianto e quindi una riduzione di produzione; ancora una volta ci sembra evidente quali siano le reali priorità della multinazionale della chimica: a parole fingere di tutelare la comunità, nella prassi investire il meno possibile per la messa in sicurezza del polo chimico e dei processi produttivi”.
“Non possono che tornarci alla mente proseguono dal Comitato – le parole dell’esponente di Federchimica Alessandra Pellegrini, espresse giovedì 21 gennaio durante il tavolo tecnico del Ministero dell’Ambiente sulle misure urgenti da attuare per la riduzione dell’inquinamento da Pfas, la quale ha affermato che storicamente “l’uomo prima sbaglia e poi impara”, in riferimento agli errori commessi “ingenuamente” dalle aziende chimiche colpevoli dell’emergenza di natura sanitaria e ambientale causata dai pfas. Noi crediamo che questa recidività nello sbagliare non possa più essere giustificata, minimizzata, messa sotto silenzio, crediamo che queste continue perdite da parte dello stabilimento non possano più essere tollerate né vadano più considerate come inevitabili. Giovedì a quel tavolo si è riconosciuta la rilevanza nazionale dell’emergenza Pfas, la presa in carico da parte dello Stato di un problema che non può più essere invisibilizzato. Troviamo quindi che sia arrivato il momento che le istituzioni tutte affrontino le problematiche connesse allo stabilimento Solvay di Spinetta Marengo, così come avvenuto in New Jersey, dove lo Stato ha messo in campo azioni investigative per capire la reale portata del disastro ambientale causato da uno stabilimento gemello del polo di Spinetta. Pensiamo che la posizione a livello comunale e regionale debba essere chiara, riteniamo che il silenzio – o meglio il tacito fiancheggiamento nei confronti dell’azienda – non possa più davvero essere un’opzione accettabile”.
“Noi – aggiungono ancora – abbiamo ben chiaro quali debbano essere i prossimi passi da fare: sospensione della produzione di cC6O4 e di qualsiasi altro o presunto PFAs prodotto dallo stabilimento finché non una sola molecola fuoriesca dallo stabilimento; screening medico per tutta la popolazione di Spinetta e della Provincia di Alessandria potenzialmente esposta all’inquinamento di queste sostanze; bonifica integrale dell’area contaminata; monitoraggio di tutti i pozzi pubblici e privati per il dosaggio di queste sostanze”.