L’incertezza rimane, ma le aziende investono e cresce l’export
Presentata questa mattina la 185esima indagine congiunturale
ALESSANDRIA – Perdura l’incertezza, come recita il titolo scelto per analizzare le previsioni degli imprenditori della provincia riferite al trimestre che arriva a marzo, ma dalla 185esima indagine congiunturale, presentata questa mattina da Confindustria Alessandria, arrivano segnali in qualche maniera incoraggianti.
Primo fra tutti la propensione a investire delle aziende, che passa dal 68% dei tre mesi precedenti all’attuale 76, il dato migliore del Piemonte. E poi c’è la crescita dell’export, come più volte ribadito uno dei punti di forza dell’Alessandrino ma da tempo in grande sofferenza: adesso la risalita porta a toccare -14 (da -21), un valore sempre negativo ma che interrompe la vertiginosa discesa dei trimestri precedenti. Risale di due punti anche la produzione, che passa a -8 e, parlando dei settori, migliora la situazione dei comparti metalmeccanico, chimico e gomma plastica. Altra buona notizia, in calo il ricorso alla cassa integrazione. Un brutto segnale arriva invece dalla redditività, a -30: è la flessione più alta del Piemonte.
«Ma quanto resisteremo?»
«La voglia di investire dunque c’è – sottolinea il presidente Maurizio Miglietta – ma dobbiamo contare i morti lasciati sul campo. Attendiamo tempi migliori, tuttavia c’è un cauto ottimismo». Certo, gli industriali non possono non commentare negativamente lo sconcertante spettacolo della politica che si dibatte in una crisi di governo per nulla compresa dalla maggioranza del Paese. Giuseppe Monighini, responsabile dell’Ufficio studi, che come al solito ha redatto la Congiunturale, cita le parole del presidente nazionale Carlo Bonomi: «La nostra principale preoccupazione è legata alla capacità di utilizzare i fondi comunitari». Il presidente provinciale è perfettamente d’accordo: «Se il Recovery plan non sarà convincente – aggiunge Miglietta – non andremo da nessuna parte. A quanto mi risulta, a tutt’oggi è stato semplicemente fatto un compitino di natura politica, ma tutto è ancora da decidere».
Domanda: quanto potranno resistere le imprese col fieno che hanno in cascina? «Qualche mese», è la risposta. Anche perché «una volta per ottenere i finanziamenti la migliore garanzia era l’avviamento dell’impresa, adesso questo non basta più».