“Noi diventeremo una squadra forte”
Gregucci a rischio? "La domanda me la fate sempre. Nessun alibi, oggi si sono viste le potenzialità"
ALESSANDRIA – E adesso, mister Gregucci, non aggrappiamoci ai tre legni, perché forse avrebbero evitato la sconfitta, ma non avrebbero nascosto la pochezza di gioco. Il Como di oggi è più forte del Renate, ma la squadra che doveva andare in B avrebbe dovuto essere più forte di tutte e due. Non lo è, anche la Pro Vercelli gira davanti ai Grigi, e la classifica è cortissima dietro.
LEGGI QUI IL TEMPO REALE DI ALESSANDRIA – COMO
E l’Alessandria non ha idee. Perché una squadra che gioca non sta in balia dell’avversario, collezionando un numero esagerato di palle gol a sfavore in 20 minuti da incubo. “Perché? Perché siamo partiti timorosi e abbiamo subito la loro velocità. Più abbiamo trovato un po’ più di coraggio e siamo andati avanti. Il secondo tempo lo abbiamo fatto bene e con un po’ di determinazione e un pizzico di fortuna in più si poteva pareggiare subito”. Così bene proprio no, ma il nodo resta la partita consegnata all’avversario, come se si ignorasse come gioca il Como, che con Gattuso in panchina ha sempre avuto questo atteggiamento e queste soluzioni tattiche.
I Grigi entrano in campo e sembrano non avere le idee chiare su cosa fare: in questo sono pure recidivi, perché era successo anche a Crema, solo per citare l’ultimo episodio. “Non sono d’accordo, questa definizione è troppo severa: all’inizio – insiste Gregucci – abbiamo subito la velocità sugli esterni e ci siamo intimoriti e abbiamo arretrato. Poi si doveva rompere e accorciare un po’ di più e prendere l’uno contro uno un po’ più alti e lo abbiamo fatto”. Ha anche una convinzione, il tecnico, “la gara, nel secondo tempo, l’abbiamo fatta noi e non siamo stati fortunati”. Ecco l’alibi sotto forma di pali, ma Gregucci ribadisce il concetto. “I pali possono cambiare gli scenari psicologici. Su uno, abbiamo avuto un tapin facile e lo abbiamo sbagliato. Il pareggio avrebbe fatto crescere l’autostima e, anche, la manovra”. Però, crediamo, sarebbe meglio non dover recuperare, imporre il gioco e non subirlo e inseguire. “La manovra nel secondo tempo mi è piaciuta. Fino al secondo gol: ecco, in quell’episodio devo rimproverare qualcosa ai miei. Non si può subire una rete da un angolo per noi, con un solo elemento del Como e due dei miei. Posizionati male, in verticale e non in orizzontale”.
LEGGI QUI LE PAGELLE DEI GRIGI
Lavorerò duro, perché credo nella forza dell’Alessandria. I pali possono cambiare gli scenari psicologici
“Squadra forte, oggi si sono viste le potenzialità”
Meno 11 dal Renate, meno 9 dal Como (e meno 1 dalla Pro Vercelli): l’allenatore della squadra che doveva vincere il campionato si sente a rischio? “La domanda me la fate da tempo. Siamo in una epoca particolare e io non ho mai preso alibi, come tecnico e come uomo. Abbiamo giocatori con il covid (dopo Mora, anche Suljic e Di Quinzio da oggi sono negativi, ndr), altri che stanno entrando e dobbiamo metterli in condizione. Oggi la squadra è forte (allora non lo era, o lo era solo parzialmente prima del mercato? ndr), ma bisogna aumentare la forma di chi è arrivato,reintergare chi è guarito dal covid, avere un po’ più di coraggio. Lavorerò duro, perché credo nella forza dell’Alessandria: oggi si sono intraviste le potenzialità“. Dopo 19 giornate è il minimo.
“Stiamo accorciando”
La classifica parla più di ogni analisi. L’Alessandria è troppo indietro. “Stiamo accorciando, non preoccupatevi. E’ vero, siamo indietro, ma la squadra si farà. Dovremo canalizzare tutte le individualità dentro un collettivo forte. Sto lavorando, compatibilmente con tutti i problemi e le situazioni: entrate, uscite, rientri, condizioni diverse”.
La squadra forte servirà per andare ai playoff o per puntare ancora al primo posto? “C’è tutto il girone di ritorno: saremo una squadra forte per giocare tutte le partite come il secondo tempo di oggi, concretizzare un po’ di più, mettere nelle condizioni qualche giocatore di avere più autostima. Noi diventermo una squadra forte, quella si oggi è stata una buona partita e un pizzico di fortuna in più l’avrebbe fatta girare”. Già, la fortuna, ma, soprattutto, il gioco.