La celebrazione dei 300 anni della Casa di Riposo di Casale
Un momento per ricordare la storia della struttura lo scorso venerdì
CASALE – Lo scorso venerdì, 15 gennaio, si è ricordato il terzo centenario della Fondazione della Congregazione e dell’Ospedale di Carità, ora denominata Ospitalità Casa di Riposo Casale, con un momento semplice ma simbolico, in attesa di poter presto realizzare il ricco programma di celebrazioni in presenza.
Alle ore 16 il presidente Mario Botta, con il consiglio di amministrazione (Fabrizio Giampaoli, Paola Luparia, Luigi Cappelletto, Pier Luigi Pilotti) ha accolto nella Sala del Consiglio, nella manica vittoniana della Apsp, il vescovo Gianni Sacchi e l’assessore Luca Novelli, per un importante momento in cui “fare memoria” di questa fondazione, scaturita dalla necessità di rispondere alle esigenze della comunità di allora (accogliere la “mendicità sbandita” e portare soccorso ai poveri, orfani e alienati).
Presenti anche il direttore Gario Gallon e la coordinatrice infermieristica Elena Milanesi in rappresentanza del personale operante in struttura.
L’archivista Manuela Meni ha presentato, in sintesi, la storia dei 300 anni dell’antica istituzione, la cui fondazione fu voluta fortemente dal vescovo di Casale monsignor Radicati di Cocconato, capace di coinvolgere i rappresentanti delle antiche famiglie casalesi e il Governatore della Città. Esposti sul tavolo consiliare alcune testimonianze di questo cammino a favore della comunità: il volume dei convocati aperto sul frontespizio a mostrare il primo atto di fondazione del 15 gennaio 1721 firmato dai fondatori e controfirmato dal padre gesuita Andrea Guevarre autore de “La Mendicità sbandita” edito nel 1717; un velo omerale ottocentesco abilmente ricamato dalle fanciulle dell’Ospizio dell’Infanzia Abbandonata e un ostensorio raggiato riccamente ornato della chiesa interna, che aveva ereditato le prerogative canoniche della chiesa della Cittadella; alcune fotografie di inizio Novecento del laboratorio di calzolaio a cui lavoravano, apprendendo un mestiere, gli orfani cresciuti nella struttura, dei militari dell’Ospedale all’epoca della Grande Guerra; schede personali dei “ricoverati alienati”, i cappelli della divisa del corpo di guardia; infine alcuni DPI a testimoniare l’impegno attuale quotidiano e le difficoltà del presente.
Il presidente Botta, che ha scritto una lettera ai presidenti che lo hanno preceduto nell’incarico, in attesa di poterli invitare in presenza, sottolineando l’importanza del ruolo pubblico con tutte le maggiori difficoltà gestionali che questo comporta, ma con l’insostituibile valore aggiunto politico ed etico di essere parte di una comunità ed a questa riferirsi.
Il vescovo ha ricordato il suo predecessore Radicati e l’importanza della sua intuizione di pensare alle persone in difficoltà e il desiderio forte di realizzare qualcosa di buono per loro: «se si pensa alla storia degli ospedali e delle università, sono nati all’ombra delle cattedrali e del campanili, la cultura e la cultura della persona (soprattutto della persona fragile, ammalata, povera, in difficoltà) sono imprescindibili aspetti della realtà cristiana e dell’impegno cristiano».
La celebrazione dei 300 anni è proseguito con la consegna in anteprima della cartolina commemorativa e la presentazione del video celebrativo e si è conclusa con la firma degli ospiti d’eccezione sul Libro d’Onore e la benedizione di Monsignor Gianni Sacchi.