Avim, arriva il fallimento in proprio
Il Partito Democratico rivendica il ruolo di Cassandra
ACQUI TERME – Un disastro annunciato. Da anni. L’Avim, la società creata nel 2008 per la cartolarizzazione del patrimonio immobiliare comunale, fallirà. Lo ha stabilito a fine anno l’assemblea dei soci (in verità il solo Comune di Acqui Terme) dopo aver constatato la mancata approvazione da parte dei creditori della proposta del piano di risanamento e lo stato di insolvenza della società. Quindi, fallimento in proprio. La perdita di valore immobiliare è impressionante: da 7.893.000 euro a 1.683.410 valutati nel 2019 nonostante la vendita di beni per 1.863.887. Sulle spalle del Comune perdita pari a 4.319.893 (valore dell’ultima perizia). «Poi bisogna vedere l’effettivo incasso all’atto di vendita che, essendo un’asta, sarà sicuramente molto meno, quindi con ulteriore incremento della perdita – hanno commentato dal Partito Democratico acquese da sempre ostile all’operazione – Questa perdita di valore, ammontante almeno ad euro 4.345.703, la pagano nella sostanza i cittadini di Acqui Terme. Ma non è tutto, a ciò vanno aggiunti i debiti dichiarati (euro 57.683 e anticipo al Comune di Acqui Terme euro 714.822,87) nonché l’accantonamento per perdite della società Avim effettuato dall’amministrazione per euro 407.371. I costi di gestioni degli immobili dal 2008/9 ad oggi e gli interessi pagati all’istituto di credito, oltre a quello che non si sa. Il conto completo lo avremo a fallimento definito».
Dito puntato contro i governi passati e presenti: «Questo è danno ai cittadini di Acqui Terme è conseguente la decisione scellerata dell’amministrazione comunale del Sindaco Danilo Rapetti, Assessore Paolo Bruno, perpetuata fino ad oggi dalle amministrazioni Bertero e Lucchini, naturalmente con gradi differenti di responsabilità».