Carceri, troppi detenuti a San Michele, ‘Don Soria’ da ristrutturare
I numeri del Garante. Il Piemonte è in difficoltà. Cosa dovrebbe cambiare
ALESSANDRIA – Il numero che balza agli occhi è 320. È quello relativo ai detenuti nella casa di reclusione di San Michele. Sono tanti, effettivamente. Il problema è che la capienza sarebbe di 237. Significa che siamo ben oltre la soglia (il 35% in più). Peggio ancora a febbraio quando si registrò un picco con 394 reclusi, numero andato in calando fino a inizio agosto (297, comunque ben al di sopra del massimo consentito) e tornato a risalire con l’autunno, fino, appunto, al poco lusinghiero 320 del 28 dicembre.
AL CANTIELLO E GAETA
Non consolano le cifre riguardanti la casa circondariale Cantiello e Gaeta, ovvero il carcere di piazza Don Soria, semplicemente perché la parola “consolazione” riferita a “detenuti” stona parecchio. Però, almeno, la struttura del centro cittadino non ha problemi di sovraffollamento. Le presenze, a fine 2020, erano 181, a fronte di una capienza complessiva di 210. Però, nel mese di aprile, si superò la soglia arrivando a 221 ospiti, scesi poi a 180 a luglio.
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I numeri sono snocciolati da Bruno Mellano, garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà, ovvero l’organismo che, ogni anno, offre il quadro completo della situazione carceraria in Piemonte.
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Non solo dati, ma anche considerazioni col nobile obiettivo di restituire dignità a chi è costretto “dietro le sbarre”, ma anche migliori condizioni di lavoro agli operatori di un sistema carcerario che, per molti aspetti, è lacunoso, basti considerare, ad esempio, che nelle 13 strutture piemontesi ci sono 4.164 detenuti a fronte di una capienza di 3.783. Che qualcosa non funzioni è piuttosto palese. Una soluzione prospettata dal Garante, per quanto concerne Alessandria, è la riconversione della casa circondariale Cantiello e Gaeta, attraverso «consolidamento, restauro e rifunzionalizzazione dell’edificio».
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COME MIGLIORARE
« Oltre metà degli spazi – si legge nella relazione – non è utilizzata per problemi ai tetti o agli impianti elettrici. Nell’ultimo anno, l’Amministrazione penitenziaria è stata costretta a intervenire con lavori di manutenzione straordinaria. La struttura ha locali e spazi dalle indubbie potenzialità per le attività trattamentali, formative e lavorative, come dimostrato, ad esempio, dalla falegnameria interna e dal negozio di SocialWood».
È un presupposto per suggerire la realizzazione «di un’ampia sezione dedicata a ospitare detenuti semiliberi» oppure che possano avere occupazioni anche all’esterno. Per quanto riguarda la struttura di San Michele, il Garante auspica la realizzazione «di una “casa lavoro” per internati al termine dell’esecuzione penale». Sempre per San Michele è auspicata la chiusura dei cantieri del progetto Agorà, «con l’adeguamento degli arredi e delle strutture indispensabili per i laboratori formativi».
Necessario, inoltre, il ripristino delle 25 stanze di pernottamento della sezione Prima A, celle distrutte durante gli episodi rivoltosi dello scorso marzo, unico carcere, quello del sobborgo, «coinvolto da momenti di protesta violenta all’inizio dell’emergenza Covid».