Vaccino: ecco perché non è stato preparato ‘in fretta’
TORTONA – In condizioni normali, lo sviluppo di un nuovo vaccino può richiedere tra i 10 e i 15 anni dall’inizio della ricerca alla sua messa in commercio. Questo ampio lasso di tempo è necessario per compiere una serie di passaggi necessari affinché la nuova vaccinazione possa essere approvata e somministrata in larga scala. Per quanto riguarda la pandemia da Covid-19 anche in questo caso i vari test clinici sono stati condotti con lo stesso rigore e con la stessa durata. Quello che è cambiato è che sono stati accelerati i finanziamenti, la burocrazia, la ricerca di strutture e volontari e la valutazione finale.
Ad esempio, solitamente per trovare i fondi necessari alla formulazione del vaccino servono da uno a tre anni mentre questa volta le varie aziende coinvolte hanno immediatamente stanziato le cifre necessarie per la ricerca. Stessa procedura nel trovare le strutture disponibili per la sperimentazione: hanno immediatamente aderito tutte le università e gli ospedali più preparati, con un risparmio di circa un anno di tempo che è lo stesso tempo guadagnato grazie al gran numero di volontari che si sono messi a disposizione per la ricerca.
Per quanto riguarda la tecnologia utilizzata – il famoso mRNA – questo metodo era già noto ai ricercatori grazie agli studi condotti in precedenza su Sars e Mers ed è stato il vero fattore decisivo, permettendo ai ricercatori di accorciare questo processo di circa 5 anni. Inoltre, il fatto che questa tecnologia non debba essere studiata su colture cellulari, in quanto fase non necessaria per il Covid-19, ha abbreviato i tempi di un anno.
Si è risparmiato poi tempo anche nella fase di sperimentazione clinica. Solitamente ognuna delle tre fasi può durare da tre a sei mesi: dal primo uso nell’uomo per definirne la tossicità e identificare la dose massima sicura, alla valutazione dell’efficacia del farmaco contro una malattia specifica in base alla tossicità precedentemente identificata, per chiudere con la valutazione del beneficio per i pazienti con uno studio a ‘doppio cieco’ fra un gruppo di pazienti trattati con il nuovo farmaco e un gruppo di pazienti trattati con un placebo o, se disponibile, con la terapia standard per la patologia su cui si sta lavorando. Correndo il rischio di vedere annullata l’intera sperimentazione, queste tre fasi sono state condotte in contemporanea e hanno permesso di risparmiare altri sei mesi complessivi.
I dati così ottenuti sono stati immediatamente valutati dalle autorità competenti che hanno dedicato moltissime risorse umane alla revisione così come hanno garantito precedenza e priorità assoluta agli studi sul Covid-19 rispetto agli altri farmaci: grazie a riunioni straordinarie dei vari comitati di approvazione si è potuto avere l’ok da Fda ed Ema abbreviando l’intero processo di altri 3-4 anni.
La somma di tutti questi fattori ha contribuito alla messa in commercio dei vaccini contro il Covid-19 in un lasso di tempo estremamente breve rispetto alla normalità: la situazione straordinaria ha permesso di velocizzare l’intero processo, non minandone però il rigore e l’efficacia.