Sulla Tari 350mila euro in più. “Non dipende dalle tariffe di Amiu Genova”
ALESSANDRIA – Non essendoci ancora le nuove tariffe, quelle per il 2020 della tassa sulla spazzatura si è basata sui costi del 2019: tre rate, quella di saldo in arrivo proprio adesso nel mese di dicembre.
Questo è stato dettato dalla nuova normativa in materia di sistema dei rifiuti, prevedendo un conguaglio per la possibile differenza di costi tra il 2019 e il 2020 appunto.
Una differenza che per il Comune di Alessandria è di 350 mila euro, che si aggiungeranno nel 2021 ai nuovi costi del Piano finanziario una volta ottenuta l’approvazione di Arera, “si spera entro gennaio” ha commentato l’assessore al Bilancio Cinzia Lumiera, consapevole che prima si approvano le tariffe, prima parte la bollettazione.
Il Piano Tari 2020 (dato dalla somma dei tre piani finanziari di Comune, Aral e Amag Ambiente) è passato prima all’attenzione della commissione e poi in Consiglio comunale, nell’ultima seduta utile prima della fine dell’anno.
“I 350 mila euro saranno tutti caricati sul 2021, vista la somma esigua rispetto alle 45 mila utenze interessate”. Poco meno di 8 euro in più, come ricordato dal Movimento 5 Stelle “che non sarà impattante, ma non è certamente un buon segnale, considerando che il servizio non è ottimale”.
LA POLEMICA
Ma quale è il punto su cui è esplosa la polemica? La domanda del consigliere Pd, Giorgio Abonante – già in commissione Bilancio – sul perchè di questa somma in più, di differenza. “Da cosa dipende?”. E la risposta poco esaustiva dell’assessore Lumiera è stata “dall’aumento delle tariffe Aral”.
Ecco allora che alcune perplessità che il consigliere di minoranza aveva già evidenziato in un’altra occasione – su un’altra delibera che riguardava Aral- sono tornate a galla. “Non è che le tariffe troppo basse fatte pagare ad Amiu Genova per il trattamento rifiuti, rischiano di causare poi aumenti che ricadono però sugli alessandrini?”.
Tanto che i gruppi di opposizione presentano un emendamento all’atto che va nella direzione di lasciare aperta la porta a nuovi contratti per applicare tariffe più alte così come per rivedere quelli in essere. Ma l’emendamento arriva troppo tardi rispetto a quanto previsto “dal regolamento comunale” e Locci – presidente del Consiglio – non lo accetta.
Una sorta di confronto comunque si riesce ad avere ugualmente per l’intervento dell’assessore Paolo Borasio, che ha seguito tutta la partita di Aral fin dall’inizio. E che chiarisce il perché sia infondato il timore del Pd, del consigliere Abonante.
LA SPIEGAZIONE
“Gli aumenti non dipendono solo dalle tariffe di Aral, intanto. Che comunque sono state aggiornate nel 2018 dopo che ciò non avveniva dal 1999. E così ad esempio l’organico è passato dai 95 euro a tonnellata ai 110 – ha iniziato a spiegare l’assessore all’Ambiente – Non è nemmeno vero che le tariffe che si applicano ad Amiu Genova (che per altro è un socio di Aral) sono basse: sono in linea col mercato e non solo quello locale ma anche ligure. Per il solo trattamento si va dai 42 ai 50 euro a tonnellata. E noi facciamo 45 euro. Che è lo stesso prezzo applicato anche a Srt, società del novese, soggetto terzo per la quota del 20% concessa verso esterni e non soci”.
L’assessore ricorda anche come queste cifre, oggi ritenute basse, negli anni 2014 – 2015- 2016 fossero di 25 euro a tonnellata per il trattamento da fuori, “senza nemmeno che la società operasse in house nonostante le direttive europee fossero del 2012….”.
Comunque i contratti in essere, cioè con Srt e Amiu Genova, ad oggi non si possono toccare e quindi modificare. “Strada però che Aral sta già percorrendo per quelli nuovi: ad esempio con Cosmo (azienda rifiuti del Casalese) la tariffa è stata alzata a 50 euro a tonnellata”.
E comunque questo discostamento di 350 mila euro è dipeso dall’anno di riferimento e non è una situazione che si ripeterà negli anni e nel tempo, visto che dal 2022 si farà riferimento al 2020 e quindi non ci saranno discrepanze nei costi.
Nonostante tutto, la minoranza non si convince. Non avendo nemmeno apprezzato il fatto che non si sia discusso l’emendamento, ampliando quindi il dibattito. Voto contrario perciò dai partiti di minoranza. Astenuti Locci e Demarte e favorevole tutta la maggioranza.