«Enogastronomia e stile di vita. Così l’Ovadese ci ha conquistato»
La giornalista americana Robyn Eckhardt e il marito David hanno deciso di stabilirsi a Carpeneto
CARPENETO – «I turisti più avventurosi vorranno sempre conoscere un “segreto” come la nostra zona». Cosa ha spinto Robyn Eckhardt, giornalista e scrittrice statunitense di cucina, collaboratrice del magazine di viaggi del New York Times e foodblogger, a innamorarsi del nostro piccolo angolo di Piemonte tanto da farle decidere di stabilirsi a Carpeneto? «Nei miei viaggi – spiega – ho raccontato non solo piatti ma soprattutto le radici culturali di essi. In Piemonte nell’alto Monferrato ho trovato sapori e ricette ricchi di storia sullo sfondo di un paesaggio mozzafiato fra boschi e vigneti».
Quando e come hai conosciuto quest’area del Piemonte?
La prima volta che io e mio marito David Hagerman, fotografo e mio collaboratore, siamo venuti in Piemonte era il 2000. All’epoca vivevamo ancora negli Stati Uniti, nella baia di San Francisco.
Quali sono state le tue prime impressioni?
Lo abbiamo sentito subito come un posto a noi famigliare. Abbiamo apprezzato la sua vicinanza con il mare, questo paesaggio misto molto diverso in cui agricoltura, viticoltura, boschi e villaggi collinari convivono. Ci è piaciuto anche il fatto che questa area non fosse poi così conosciuta.
Perché avete deciso di vivere a Carpeneto?
Nel 2017 vivevamo da quasi dodici anni in Asia, in Malesia in particolare. Abbiamo deciso che era venuto il momento di cambiare. Abbiamo subito pensato al Piemonte. Volevamo quattro stagioni, bellezze naturali, cibo e buon vino.
Un colpo di fulmine?
Stavamo decidendo dove vivere quando un amico residente ad Ovada ci ha invitato per una visita a Carpeneto. Ci siamo definitivamente innamorati.
Qualche aspetto in particolare?
Le cose che mi hanno colpito sono stati i mercati contadini, gli ingredienti fantastici. Cucino molto quindi questa per me è sempre stata una priorità. Per due anni abbiamo affittato una casa a Montaldo Bormida. Nel frattempo abbiamo seguito la ristrutturazione della nostra attuale abitazione a Carpeneto.
Come siete stati accolti dalle persone?
Sono rimasta colpita dalla loro cordialità fin dalla prima visita. Spesso si sente dire che i piemontesi sono freddi rispetto a chi vive nel sud del Paese. In realtà noi abbiamo da subito percepito un’accoglienza calda.
Di cosa ti occupi precisamente e come fai a portare avanti la tua attività da qui?
Scrivo di ristoranti ma non sono un critico. Sono interessata a storie, chef, ricette. Ho iniziato nel 2005 a scrivere di cibo. In Malesia abbiamo aperto un blog: “Eatinasia”. Successivamente, dalla Turchia, ha scritto il mio primo libro: “Istanbul&Beyond” si concentra sulle cucine regionali di quel paese e su come sono modellate al paesaggio che le esprime. Con David avevamo programmato di iniziare un nuovo progetto quest’anno, ma è stato rinviato per ovvi motivi.
Hai trovato similitudini tra la cucina turca e la nostra?
La forte componente regionale rappresenta l’aspetto in comune così come il forte legame al paesaggio.
Quali sono le differenze tra italiani e americani per quanto riguarda la cultura?
Gli americani parlano subito di sé e dei loro cari; gli italiani sono più riservati.
Nel cibo?
Invidio e abbraccio la vostra filosofia: prendersi del tempo per gustarlo. Adoro il vostro pranzo domenicale, più lungo e spesso condiviso con la famiglia. Mi entusiasma anche al fatto che pensiate spesso al mangiare e a come farlo. In America si mangia molto velocemente, spesso nemmeno pensandoci troppo. Il pranzo nei giorni normali non è quasi nemmeno contemplato.
Come passi il tuo tempo libero?
Cucinando molto, come ho detto. Studiando l’italiano. Poi facendo lunghe passeggiate con il mio cane. Con David ci piace scoprire cantine e nuovi produttori artigianali di formaggi.
Da sempre quest’area vive nel cono d’ombra delle Langhe Se volessi raccontarla a potenziali visitatori da cosa partiresti?
In genere il turista enogastronomico americano è focalizzato su tartufo, bagna cauda e cioccolato. L’enoturista medio considera solo Barbaresco e Barolo quali vini degni di attenzione. Il punto di forza di quest’area può essere la presenza di tutti gli elementi presenti nelle Langhe ma senza la folla attirata dalla riviste patinate. Al sabato e alla domenica c’è la fila di auto dirette in quei posti. Borghi come La Morra e Barbaresco sono pieni di turisti. Non a tutti può piacere questa caratteristica.
Cosa utilizzeresti per raccontare l’Ovadese?
Instagram è una specie di luogo in cui molte persone concentrano la loro attenzione in questi giorni, quindi potrebbe essere un inizio.
Come attirare i visitatori?
Proponendo “luoghi da scoprire”, piccoli segreti non conosciuti alla massa e da custodire. Di fondo ciò che ha conquistato noi due.