Sacco (M5S): «No all’inceneritore a Roncaglia: procedura obsoleta»
Il capogruppo del Movimento 5 Stelle in Regione prende posizione
TORINO – Il capogruppo del M5S Piemonte Sean Sacco e il consigliere pentastellato Giorgio Bertola prendono posizione sull’ipotesi di un termovalorizzatore-inceneritore alla discarica Bazzani di Roncaglia (Casale). La posizione è di netta opposizione.
«Il progetto di un nuovo inceneritore alla discarica Bazzani di Casale Monferrato presentato dalla Cosmo è un’idea improponibile. Un impianto di questo tipo vanifica tutti gli sforzi che le amministrazioni Comunali stanno mettendo in campo all’interno dei propri Consorzi per conseguire gli obiettivi regionali sulla riduzione dei rifiuti e sulla raccolta differenziata. Oltre che a deturpare e degradare un paesaggio unico, riconosciuto come bellezza a livello mondiale come area Unesco, ribadito dagli stessi sindaci del territorio a cui non possiamo che garantire il nostro sostegno. La società Cosmo ha redatto un piano triennale che è non ha alcuna valenza, perché l’ipotesi di un nuovo inceneritore fa a schiaffi con la Pianificazione regionale sui rifiuti urbani che vede l’impegno della Regione di adottare metodologie che non prevedano più la combustione dei rifiuti. Anche il Governo sta lavorando per superare le previsioni dello Sblocca Italia, che ha collezionato una sentenza di illegittimità della Corte di giustizia europea e una sentenza del TAR Lazio che ha annullato di fatto il potenziamento dei 42 impianti di incenerimento esistenti e la costruzione di otto nuovi inceneritori nel centro sud.
L’incenerimento è una procedura oramai obsoleta in tutta Europa dato che la nuova normativa di “economia circolare” ha declassato il recupero di energia o la produzione di combustibili da rifiuti ad un pre-smaltimento, bloccando anche i fondi strutturali europei per tutta la filiera impiantistica relativa ai rifiuti non differenziati (dai TMB agli inceneritori alle discariche).
E’ chiaro che la gestione dei rifiuti debba essere effettuata senza danneggiare la salute umana e senza recare pregiudizio all’ambiente, in particolare senza creare rischi per l’acqua, l’aria, il suolo, la flora e la fauna.
Secondo uno dei più autorevoli studi sul tema (Rabl, Spadaro e Zougnaib – Ecole des Mines di Parigi, 2019) l’incenerimento annuo di 400.000 tonnellate di rifiuti potrebbe comportare una spesa per danni alla salute ed all’ambiente di circa 8.000.000 di euro. Dopo 20 anni di attività, i costi potrebbero essere pari a 160.000.000 di euro.
Oggi più che mai, anche per fronteggiare un modello di sviluppo oramai divenuto insostenibile, dobbiamo cogliere l’occasione per fare un ulteriore passo avanti e puntare ad obiettivi ancora più virtuosi e per attrarre investimenti innovativi in Pimonte e realizzare nuovi impianti tecnologici che possano permettere il recupero della materia anche grazie anche ai decreti End Of Waste. Gli inceneritori sono il passato».