Cosmo: un termovalorizzatore alla discarica di Roncaglia?
Il chiarimento del presidente Guido Gabotto
CASALE – Il tema, di cui si era parlato nell’assemblea dei soci di Cosmo tenutasi ieri pomeriggio, è “venuto fuori” poche ore dopo, in consiglio comunale a Casale. L’argomento in ordine del giorno era la revisione periodica delle partecipazioni, l’intervento quello dell’esponente del Partito Democratico Fabio Lavagno che, in merito all’operato di Cosmo, ha lamentato una carenza di comunicazione con il consiglio: «È di oggi la notizia che l’assemblea di Cosmo avrebbe aperto a un inceneritore, sarebbe opportuno essere informati di una tale scelta strategica». In sede di replica l’assessore Vito De Luca ha risposto: «Quella dell’inceneritore è un’ipotesi tutta da verificare».
Ma come stanno le cose?
Il presidente del consiglio d’amministrazione Guido Gabotto chiarisce: «L’ipotesi è quella di un piccolo termovalorizzatore, non di un inceneritore».
Il tutto parte da una valutazione, incominciata in estate, sullo stato di fatto delle performance del sistema di trattamento dei rifiuti, in azione da quasi una ventina d’anni alla discarica “Bazzani” di Roncaglia, frazione di Casale.
«Tutto il rifiuto indifferenziato del territorio va in discarica. Il ragionamento che abbiamo fatto – prosegue Gabotto – è che non ne produciamo molto, circa 12/13 mila tonnellate all’anno. Molte di queste potrebbero però essere valorizzate dal punto di vista energetico: se trattate in una determinata maniera potrebbero diventare combustibile solido secondario, da qui l’idea (ancora da considerarsi una mera ipotesi) di un piccolo termovalorizzatore, ad uso esclusivo del nostro bacino (44 comuni soci)».
Guido Gabotto – Presidente di Cosmo Spa
Pur con qualche voce contraria, ieri l’assemblea di Cosmo ha approvato la linea di indirizzo per svolgere, in merito, ulteriori approfondimenti per un impianto che dovrebbe costare circa 5 milioni di euro (forse qualcosa in meno) e sorgerebbe nell’attuale sito, per una superficie complessiva di circa 1000 metri quadrati. L’autorizzazione finale, in ogni caso, spetterebbe alla Regione Piemonte.
«Si allungherebbe la vita della discarica (sarebbero meno i rifiuti da sotterrare) e si avrebbero benefici dal punto di vista dell’energia prodotta dal termovalorizzatore, usata per il sostentamento dell’impianto – va avanti Gabotto – Abbiamo ritenuto opportuno il “passaggio” in assemblea per avere una condivisione di massima per gli approfondimenti di natura tecnica ed economica. Sarà probabilmente costituito un comitato dei sindaci perchè si arrivi poi a decidere di fronte a dati inconfutabili».
E l’impatto ambientale? Gabotto è tranquillo: «Il termovalorizzatore brucia prodotti dalle caratteristiche ben definite, non è un inceneritore. Basti pensare che quello di Torino, che tratta 450mila tonnellate all’anno (quindi molto più grosso di quello potenziale di Casale) è situato in mezzo alle case».