Donato Bilancia: il delitto a Villa Minerva segnò la sua cattura
NOVI LIGURE – E’ morto dopo 22 anni di reclusione Donato Bilancia, il più efferato serial killer della storia criminale italiana. A portarselo via, dal carcere Due Palazzi di Padova dopo 22 anni di reclusione, un killer ancora più efferato, il coronavirus.
Bilancia stava scontando una pena enorme, 13 ergastoli, per aver ucciso 17 persone in una escalation di violenza tra l’ottobre del 1997 e il marzo del 1998. Tra i suoi delitti, quello del 24 marzo 1998 in frazione Barbellotta a Novi Ligure.
L’ANNUNCIO DELLA MORTE E LA NOTIZIA DEL DUPLICE OMICIDIO DI NOVI SUI GIORNALI DELL’EPOCA
Donato Bilancia si appartò nel viale di una villa (Minerva) in via di restauro con la sua Mercedes con la transessuale “Lorena”, che intuì le sue intenzioni assassine e fuggì. In quel momento sopraggiunsero due metronotte, Massimiliano Gualillo e Candido Randò, ai quali Bilancia sparò ferendoli mortalmente, andando poi alla ricerca di Lorena, colpendola all’addome, ma senza ucciderla come credeva. Quindi, con un colpo di grazia alla testa, finì i due metronotte.
Massimiliano Gualillo aveva 31 anni ed abitava a Ovada. Era originario della provincia di Catanzaro e lavorava da pochi giorni per l’“istituto di vigilanza Novi Ligure” insieme all’altra vittima, il 43 enne Candido Randò, originario di Pizzo Calabro ma residente a Castellazzo Bormida con la moglie e due figli.
Fu proprio il duplice omicidio novese a far finire in carcere Donato Bilancia: il transessuale Julio Castro, noto come “Lorena”, riuscì a sopravvivere ai colpi di pistola del serial killer e a riconoscerlo durante un drammatico faccia a faccia. Alla fine, Bilancia crollò confessando.
Nato a Potenza nel 1951, Donato Bilancia si trasferì con la famiglia prima ad Asti, poi a Capaccio, in provincia di Salerno, e nel 1956 a Genova. Cresciuto con un rapporto difficile con madre, padre e fratello, inizia ben presto a rubare. A 15 anni i primi guai con la giustizia, continuati nel 1974 con un arresto in flagranza di reato e nel 1976 per rapina.
Alla professione di ladro si univa anche il vizio del gioco d’azzardo: nell’ambiente delle bische clandestine era noto con il nome di “Walter”. Nel 1987 il suicidio del fratello Michele, che con in braccio il figlio piccolo di 4 anni Luca si gettò sotto un treno presso la stazione di Genova Pegli, lo segnò definitivamente, amplificando dei disturbi mentali già da tempo presenti.
Il 16 ottobre 1997 il primo delitto: Bilancia uccide a Genova Giorgio Centanaro nella sua casa, soffocandolo con del nastro adesivo. Il delitto venne allora archiviato come morte per cause naturali: fu Bilancia stesso ad autoaccusarsi raccontando come si svolsero i fatti e sottolineando di averlo fatto in quanto Centanaro l’aveva disonorato e truffato al tavolo da gioco.
Il 24 ottobre, assassina Maurizio Parenti, ritenuto complice di Centenaro, e la moglie Carla Scotto. Nel suo interrogatorio davanti al sostituto procuratore di Genova Enrico Zucca, Bilancia confessa: «I primi due omicidi che ho commesso sono stati quelli di Centenaro Giorgio, di Maurizio Parenti e della sua consorte. Se per la morte di quest’ultima sono addolorato, per quella degli altri due non lo sono affatto, perché ritengo che mi abbiano fatto un grave torto; in particolare Parenti ha tradito quella che ritenevo fosse un’amicizia. La serie degli omicidi che ho commesso nasce proprio dallo sconvolgimento che mi hanno creato queste persone con il loro comportamento».
Dopo i primi omicidi, comincia l’escalation di violenza del serial killer: il 27 ottobre uccide Bruno Solari e Maria Luigia Pitto, il 13 novembre a Ventimiglia, fredda Luciano Marro.
Il 25 gennaio 1998 a Genova uccide il metronotte Giangiorgio Canu.
Il 9 marzo a Varazze spara alla prostituta albanese Stela Truya. Il 18 marzo a Pietra Ligure tocca alla prostituta ucraina Ljudmyla Zubskova. Il 20 marzo uccide a Ventimiglia il cambia valute Enzo Gorni.
Dopo il duplice omicidio di Novi, proseguono le sue gesta assassine.
Il 29 marzo a Cogoleto uccide la prostituta nigeriana Tessy Adobo. Questo omicidio rappresentò la svolta delle indagini, in quanto lo si ricollegò a quello di Stela Truya e, in seguito, agli altri omicidi delle prostitute, essendosi riconosciuta l’unicità dell’arma utilizzata, mediante gli studi balistici del RIS di Parma. Dopo le prostitute, Bilancia comincia ad uccidere sui treni, destando allarme in tutta la nazione.
Il 12 aprile sull’Intercity La Spezia-Venezia uccide Elisabetta Zoppetti.
Il 14 aprile torna ad uccidere una prostituta, Kristina Valla.
Il 18 aprile sulla tratta Genova-Ventimiglia, assassina Maria Angela Rubino e si masturba sul suo cadavere.
Il 21 aprile ad Arma di Taggia si compie l’ultimo dei delitti di Bilancia, la rapina e l’uccisione del benzinaio Giuseppe Mileto.
La svolta del caso avviene quando giunge ai carabinieri la notizia di una Mercedes nera data in prova e mai più resa. I Carabinieri scoprono una corrispondenza quasi perfetta tra Bilancia e l’identikit creato in base alla descrizione data da Lorena. A quel punto vengono confrontate le tracce degli pneumatici sulle scene di alcuni degli omicidi con quelle della Mercedes, che si rivelano perfettamente compatibili. La prova definitiva arriva dal prelievo del DNA di Bilancia da alcuni mozziconi di sigaretta e da una tazzina di caffè, confrontato con quello dell’omicida, rinvenuto sul corpo di Maria Angela Rubino.
Donato Bilancia viene arrestato il 6 maggio 1998, appena uscito da casa sua in via Leonardo Montaldo a Marassi. Dopo pochi giorni, rende confessione spontanea di tutti gli omicidi. In carcere, Donato Bilancia si è comportato da detenuto modello e si è diplomato ragioniere, fino alla sua morte.