Solo i farmaci crescono. 2020 anno nero anche per l’export
Contrazione superiore alla media nazionale per le vendite oltre confine. Tutti i settori sono in sofferenza ad eccezione di quello farmaceutico
Anche le esportazioni piemontesi, nel 2020, hanno registrato una flessione importante. Unioncamere ha registrato una contrazione del 17,6% rispetto all’analogo periodo del 2019. Questo risultato evidenzia le criticità che sta vivendo il tessuto produttivo locale, flessione superiore rispetto alla media nazionale (-12,5%).
“Come istituzioni dobbiamo raccogliere questo importante campanello d’allarme e individuare nuove e straordinarie strategie che permettano alle nostre aziende di non arretrare e ai nostri prodotti d’eccellenza di varcare i confini italiani” dichiara il Presidente di Unioncamere Piemonte, Gian Paolo Coscia.
Nonostante la performance deludente delle nostre vendite oltre confine, anche nel periodo gennaio-settembre 2020, il Piemonte si è confermata la quarta regione esportatrice, con una quota del 9,3% sul totale nazionale, peso in netto calo rispetto al 9,9% dell’analogo periodo del 2019 e al 10,5% dei primi 9 mesi del 2018. La distanza dalla Toscana, quinta con una quota del 9,0% dell’export nazionale, risulta ormai marginale.
Export flop, farmaci top
Il settore farmaceutico è l’unico a non perdere, anzi, le esportazioni sono prevedibilmente cresciute, fino al +24,1 per cento.
L’alimentare ha tenuto sui livelli dell’anno precedente (-0,5%), mentre tutti gli altri grandi attori delle vendite oltre confne hanno subito una pesante battuta d’arresto.
A penalizzare maggiormente il nostro export è stato, ancora una volta, il settore dei mezzi di trasporto. Questo comparto, che genera poco meno di un quarto delle esportazioni regionali, aveva patito una frenata già nel biennio 2018-2019, confermata anche dal risultato complessivo dei primi 9 mesi 2020 (-29,5%). In particolare la flessione più impattante ha riguardato l’export di autoveicoli (-36,7%).
L’altro grande malato del 2020 è il comparto tessile -20,9%, frutto della flessione del 27,5% dei prodotti tessili, del 16,5% dell’abbigliamento e del 9,3% degli articoli in pelle e accessori.
Segno me no anche per le industrie dei metalli (-20,3%), per la meccanica (-17,8%), il settore gomma-plastica (-14,9%) e l’industria chimica (-8,1%).
Complessivamente le esportazioni verso i mercati comunitari sono diminuite del 16,4% rispetto ai primi 9 mesi del 2019. Negativi i risultati su tutti i principali mercati europei. La Francia si conferma il primo partner per il Piemonte, con una quota pari al 14,5% dell’export piemontese, ma segna una flessione a doppia cifra (-17,8%) nel periodo in esame. In forte calo anche l’export sul mercato tedesco (-16,2%), che assorbe circa il 13,8% delle nostre vendite oltre confine.
Pesantemente negative anche le variazioni registrate verso Spagna (-21,8%), Polonia (-25,6%) e Belgio (-11,2%).
Ancora più penalizzante è risultata la performance sui mercati extra Ue -27.
Se complessivamente la diminuzione delle esportazioni in quest’area si è attestata al 19,1%, la flessione è apparsa decisamente più intensa verso gli Usa (-22,6%), primo mercato extra Ue per il Piemonte, la Gran Bretagna (-22,5%) e la Svizzera (-30,2%).
Le vendite di prodotti piemontesi in Cina calano di 15 punti percentuali, la Turchia segna una flessione del 12,8%, mentre ancora più pesante appare la contrazione delle esportazioni verso il Brasile (-21,8%).