Al liceo Amaldi si parlerà ancora più cinese
Dal prossimo anno le matricole avranno la possibilità di aderire al programma di potenziamento di lingua e cultura cinese
NOVI LIGURE — Dal prossimo anno al liceo Amaldi di Novi Ligure si parlerà ancor di più cinese. Dopo la ripresa, a distanza, dei corsi di lingua e civiltà cinese tenuti dal docente Fabio Lavagno, la scuola ha avviato la procedura per la richiesta formale di un “potenziamento” del corso per gli alunni del biennio. Dal prossimo anno scolastico, dunque, i nuovi iscritti potranno scegliere di svolgere due ore settimanali in più tra arte, diritto, matematica e – appunto – cinese.
In Piemonte il fenomeno si sta rapidamente diffondendo e «anche nel territorio novese sono ormai molte le realtà che hanno a che fare con la Cina per motivi di affari, commercio o turismo», afferma il preside Michele Maranzana. L’obiettivo è «ampliare l’offerta formativa del nostro liceo, cercando di andare maggiormente incontro alle esigenze del mercato del lavoro e della società, fornendo agli alunni strumenti nuovi e conoscenze per affrontare cambiamenti epocali».
L’attivazione dei corsi extracurricolari non esaurisce, però, l’ambizioso progetto del liceo Amaldi. Abbinato alle lezioni, partirà a gennaio un ciclo di dieci incontri di formazione a carattere socio-politico e culturale aperti ad alunni e docenti (anche esterni all’Amaldi). Il tema sarà quello della “crisi dei sistemi democratici occidentale e nuovi attori globali”. I relatori saranno lo stesso professor Lavagno e Maria Elisabetta Lanzone, docente di Sociologia della Politica all’Università di Padova, nonché ex alunna del liceo novese.
I temi affrontati spazieranno dal rapporto tra sviluppo e democrazia, al ruolo della Cina nell’era di Xi Jinping, passando per le relazioni geo-politiche tra Oriente e Occidente, senza dimenticare l’importanza della storia, della cultura e delle tradizioni della Cina confuciana. «Crediamo – dice ancora il preside – che per approcciarsi a una cultura “altra” non basti conoscere la lingua, ma servano anche strumenti di carattere sociologico per comprendere le ragioni profonde che oggi ci portano a ritenere la Cina così importante».