L’ospedale di Tortona, le bordate di Tagliani
Il presidente dell'assemblea consortile: "Se il pubblico può garantire certi servizi, bene. Altrimenti ben venga il partenariato con il privato"
CASTELNUOVO SCRIVIA – Si sono sprecate le polemiche sulla decisione dell’assemblea dei comuni di presentare alla Regione Piemonte una delibera dove, di fatto, si apre la porta alla possibilità di un ingresso nel privato nella gestione dell’Ospedale di Tortona. Stamattina, il presidente dell’assemblea consortile, Gianni Tagliani, ha pubblicato un breve post su Facebook dove ha voluto rispondere alle critiche. Ma il tema merita approfondimento.
Sindaco Tagliani, quando si parla dell’ospedale di Tortona sembra sempre che sia una lotta fra le città di Tortona e Novi: perché è difficile accettare che il danno del ridimensionamento della struttura abbia colpito tutta la zona del tortonese e non sia solo una questione di campanilismo?
La prima impressione è quella della tifoseria verso un bene e un servizio della propria città, ma la sostanza è un’altra. E’ il processo attraverso il quale si è arrivati a declassare il Dea di Tortona trasformandolo in Pronto Soccorso: un processo che, come è noto, parte da molto lontano, da quando si chiuse il reparto neonatale. Tuttavia, non è solo questione di numeri, per i quali, come si è visto ci fu anche un conteggio apparso successivamente errato: è, soprattutto, la sottovalutazione territoriale. La Regione non ha tenuto conto dell’ubicazione dei 40 comuni, alcuni a cinque chilometri dalla Lombardia, altri a 40 minuti dalla città di Tortona in mezzo alle colline: 60mila abitanti che hanno perso un presidio sanitario essenziale e che per la massima parte di essi si rivolgono ora alla Lombardia. E il confronto con i Comuni, l’amministrazione Chiamparino, l’ha bellamente saltato nonostante sia regolato da più norme.
Nella delibera si parla di partenariato privato-pubblico: quali sarebbero i vantaggi e quali i rischi – e i costi per l’utenza – di una scelta simile?
Anche in questo caso leggo sul web una campagna di disinformazione studiata e ordinata politicamente. Noi abbiamo scritto nel documento votato all’unanimità che chiediamo alla Regione un tavolo di confronto affinché si possa discutere del tema sanitario: ospedale e territorio, insieme. Si chiede inoltre di investire soldi pubblici per una struttura che, come ho ricordato nella precedente risposta, non può residuare a Pronto Soccorso semplice. Infine, abbiamo suggerito che nel caso non fosse inserita tra le priorità programmatorie si percorra un’altra strada: quella del partenariato pubblico privato.
In rete se ne parla…
Ho letto, sempre in rete, su questo argomento commenti straordinariamente ignoranti: c’è chi pensa che i sindaci vogliano regalare – o nelle migliori delle ipotesi, vendere – l’ospedale al Policlinico di Monza. Chiunque abbia un minimo di percorso amministrativo nelle proprie corde dovrebbe sapere – o in realtà sa, ma gli conviene fare lo scemo del villaggio – che il partenariato pubblico privato è regolato dalle linee guida dell’Anac (la nr. 9) e i contratti sono definiti dall’articolo 3 lettera E del decreto legislativo 18 aprile 2016 nr. 50, ovvero il famoso Codice dei Contratti. Questo implica che per istituire quella forma di partenariato è necessaria una gara preceduta da un possibile avviso pubblico o manifestazione di interesse che per la portata dell’importo deve avere evidenza europea. Ecco, io partirei da qui. Dopodiché se il Policlinico di Monza ha dimostrato interesse verso l’Ospedale di Tortona questo dimostra, se ce ne fosse bisogno, la capacità attrattiva del nostro ospedale visto che sicuramente non ha dimostrato interesse per quello di Valenza, immagino.
Lei che idea si è fatto?
Ecco, se uno ragionasse sulla situazione, comprenderebbe che un privato si interessa a una struttura pubblica se ha certi numeri. E’ un reato? E’ uno scandalo? E’ una violazione di qualche norma? Solo chi parla e non offre nessuna soluzione – perché al parlare bisogna associare capitoli di bilancio sennò resta un parolaio inutile – pensa questo. Oppure preferisce che l’ospedale di Tortona, stante l’eventuale assenza dai programmi pubblici di investimento, muoia definitivamente. Penserete mica che due primari di eccellenza, chirurgia e ortopedia, finiscano a Tortona, in queste condizioni, la loro carriera? E’ dal 2016 che deve aprire il reparto fisiatrico: qualcuno l’ha visto? Non si può più operare a Tortona chi ha la pressione un po’ alta: vi sembra normale? Ecco, continuando su questa strada, nell’attesa dell’investimento pubblico o del Mes – un’altra balla spaziale – potremo assistere alla trasformazione, tra qualche anno, in una magnifica casa di riposo.
Il problema principale come ha giustamente sottolineato è che ora Tortona è un Pronto Soccorso semplice: quanto è importante la riapertura di un Pronto Soccorso – Dea di primo livello a Tortona e di conseguenza di due reparti di Cardiologia e Rianimazione a livello di impatto sul territorio?
Determinante per le ragioni già ricordate di posizione, frammentazione del territorio, difficoltà di raggiungimento di altri nosocomi. Se il pubblico può assicurarlo sia il benvenuto, ma se alla Regione non interessa faccia la scelta di un confronto con il privato. Al privato interessa perché è un ospedale che può tornare a fare dei numeri, perché è un presidio di confine che paradossalmente potrebbe invertire la mobilità da passiva ad attiva. Ma quanti di questi che vedono il privato come il male assoluto vanno dallo stesso per fare una Tac? Saranno almeno coerenti in questo oppure fa comodo, quando purtroppo è necessaria, farla in due giorni?