Tre amici si perdono nel Monferrato per ritrovare sé stessi. Arrivano fino a Crea
Il progetto si chiama Paradis-e
CASALE – Negli ultimi dieci anni la vita si è fatta sempre più frenetica: si corre per andare a lavoro, per non perdere il treno, per andare a un appuntamento. A marzo però la pandemia ha fermato tutti e così il suono meccanico della vita moderna si è interrotto.
È da questo che è nata la riflessione di Luca Percivalle, Francesco Cusanno e Flavio Giacchero. Una riflessione che a poco a poco si è trasformata in Paradis-e, un docufilm – prodotto anche grazie al crowdfunding (qui il link per poterli sostenere con una donazione) – che ha come sfondo le colline del Monferrato.
«Vivo a Torino da molti anni – racconta Percivalle – ma poco prima del lockdown sono dovuto tornare a Casale. Insieme a Francesco una volta che le restrizioni hanno iniziato a diminuire ci siamo messi a camminare. Abbiamo iniziato a pensare ed è nata in noi una nuova sensibilità verso noi stessi e ciò che avevamo intorno».
(L’immagine di copertina del documentario)
«Girovagando, ad un certo punto ci siamo guardati e abbiamo detto: “sai che c’è? Perché non andiamo in Paradiso?” E così ci è venuta l’idea: documentare un percorso a piedi alla ricerca di qualcosa, qualcosa che avevamo bisogno di trovare. Abbiamo contattato Flavio – polistrumentista dall’orecchio straordinario – per unirsi a noi e aiutarci con la registrazione dei suoni. Ci siamo poi dati una meta: il Santuario di Crea».
Per arrivarci il trio ha deciso di passare attraverso tutti quei paesi dimenticati che fanno parte della tradizione locale, in un tour in tenda di quattro giorni.
«Siamo partiti da Frassinello e abbiamo attraversato luoghi sorprendenti e pieni di storia. Ci è capitato spesso di trovarci di fronte a un bivio: da un lato la strada più breve dall’altro quella più panoramica. Abbiamo sempre scelto la seconda. Questo ci ha permesso di riscoprire realtà ormai dimenticate, come la piccola frazione di Patro». Patro è una frazione di Moncalvo che per lungo tempo ha conservato la tradizione dei “fischietti del paradiso”, fischietti d’argilla che i pellegrini diretti a Crea usavano comprare e portare con sé fino al santuario. Si diceva che suonassero una musica celeste. Oggi purtroppo anche l’ultimo artigiano che li produceva ha smesso di farlo.
Come si può vedere nelle ultime scene del film, una volta raggiunta Crea il finale per i viaggiatori non è stato quello sperato: il “Paradiso”, la cappella in cima alla collina, era in ristrutturazione. Era rotto. Questo però ha fatto nascere una riflessione che è poi diventata il vero significato dell’intero progetto.
«Siamo partiti con l’idea di andare a cercare dietro casa qualcosa in grado di farci stare bene, un paradiso personale – conclude Luca – Abbiamo incontrato luoghi meravigliosi deserti e “paradisi” al neon pieni di gente. E alla fine, quello che pensavamo fosse la nostra meta finale non si è rivelata tale. Questo ci ha fatto capire che il nostro paradiso l’avevamo già trovato e si trovava tra le nostre colline, nel percorso a piedi che avevamo appena intrapreso. Così è nata spontanea una domanda che abbiamo deciso di fare agli spettatori: qual è il vostro paradiso? L’avete già trovato?».