Mancati versamenti: scoppia la grana dei parcheggi
Dal Comune di Ovada un'ingiunzione di pagamento rivolta all?impresa TSP Italia
OVADA – Il Comune di Ovada è deciso a recuperare i mancati incassi sui parcheggi tra il 2018 e il 2019. E lo fa sotto forma di un’ingiunzione di pagamento rivolta all’impresa TSP Italia che delle aree di sosta blu si è occupata dal 2014 fino all’aprile delle scorso anno. Un totale di 163.114,76 euro euro che, secondo quanto si legge nella delibera pubblicata sull’albo pretorio, non sono entrati nelle casse di Palazzo Delfino. Mancano all’appello i versamenti dovuti per i quattro trimestri del 2018 e per i primi tre del 2019, ultimo anno del contratto.
L’impresa, che ha sede a Bergamo e nel frattempo è già stata sostituita con una procedura a evidenza pubblica, per bocca dell’amministratore delegato Piermauro Antali, fa sapere di non voler replicare. Secondo quanto riferito però, l’azienda stessa sarebbe in liquidazione entro la fine dell’anno. Nel dettaglio avrebbe dovuto versare rate da 25.119,51 euro, 31.320,77 euro, 28.598,03 euro, 29.413,50 euro (quattro trimestri del 2018), 19.015,22 euro, 28.139,66 euro, 24.265,71 euro (primi tre trimestri del 2019). Dalla cifra totale sono stati eliminati 22.757,63 euro recuperati attraverso l’escussione della polizza fidejussoria stipulata dalla stessa TSP Italia con una compagnia assicuratrice. All’ingiunzione si è arrivati dopo solleciti scritti e diversi incontri tenutisi nella prima parte del 2019.
Da contratto, l’azienda bergamasca avrebbe dovuto versare il 49% di quanto incassato sul territorio cittadino. Nei primi anni di gestione la collaborazione con il Comune portò all’introduzione di novità come la tessera prepagata e a una rimodulazione, sia delle aree di sosta che delle rispettive tariffe. «Faremo quanto possibile – il laconico commento del sindaco, Paolo Lantero – per recuperare quanto spetta al Comune». La città, con due anni di ritardo, si trova a vivere la situazione già sperimentata da Acqui Terme. Nel 2017 emerse un analogo ritardo dei versamenti che portò alla sottoscrizione di un patto per il rientro di 230 mila euro. In quel caso l’azienda parlò di una momentanea fase di difficoltà poi superata.