Depositato in Procura un corposo esposto firmato dagli abitanti
SPINETTA MARENGO – La storia dell’inquinamento che ha gettato Spinetta nell’incubo del disastro ambientale accertato da un processo che ha affrontato tre gradi di giudizio; la falda che scorre sotto lo stabilimento e procede verso Alessandria (la quarta più importante del Piemonte) compromessa da molte sostanze pericolose; la paura di tanti abitanti della zona che la contaminazione ambientale possa in qualche modo essere pericolosa, e che lo stabilimento non riesca a contenere al suo interno le sostanze chimiche, sono parte dei contenuti di un corposo esposto depositato in Procura. Quelle pagine sono firmate da una cinquantina di spinettesi.
Gli abitanti chiedono, tramite i loro avvocati, Vittorio Spallasso e Laura Pianezza, che si accerti se lo stabilimento stia continuando ad inquinare, alla luce dei nuovi Pfas trovati in falda, e che si chiarisca se il rilascio di queste sostanze in falda e in un acquedotto (Montecastello, ndr) è lecito oppure possa configurare un’ipotesi di reato. La Procura ora lo sta analizzando. Si tratta di un lavoro delicato, da affrontare con cura.
«cC6O4 in falda»
L’attenzione mediatica sullo stato di salute di Spinetta non è mai scemata. Ripercorriamo alcune delle fasi che hanno contraddistinto il 2020. È dello scorso febbraio la notizia del ritrovamento di cC6O4 in falda. Una questione che avevamo pubblicato dopo aver sentito il responsabile Ambiente della Provincia, ingegner Claudio Coffano.
«Si sono riscontrati C6O4 in falda, anche all’esterno (dell’area del polo chimico, ndr) – aveva spiegato Coffano – era stata implementata la barriera». Il C6O4, da quello che avevamo appreso, è presente in più punti nella falda superficiale sotto lo stabilimento, mentre all’esterno è in concentrazione minore. Si tratta di una sostanza che non ha limiti di legge, né regionali e nazionali tanto meno europei. La sua presenza in falda, però, potrebbe essere importante se consideriamo questa molecola come un tracciante della tenuta dell’impianto. Sul fatto che sia presente, seppur con valori minori, all’esterno impone delle riflessioni sulla questione del contenimento.
Come viene protetta la falda? Lo avevamo chiesto a Claudio Coffano: «Solvay ha realizzato una barriera di pozzi per intercettare gli inquinanti. Recentemente (l’intervista è dello scorso febbraio, ndr) è stato necessario implementarla in una zona dove sicuramente qualcosa non andava. Si sono riscontati i cC6O4 anche all’esterno (con valori minimi) quindi è evidente che essendo una produzione nuova e messa in campo sostanzialmente quasi in contemporanea con la realizzazione della barriera, dove è stata implementata è palese ed evidente che non era adeguata».
Esposti Wwf e Legambiente
C’è poi uno spaccato riferito allo scorso settembre, che ha riacceso i riflettori sul polo chimico. Sulla scia della sentenza emessa lo scorso dicembre dalla Corte di Cassazione sul caso Solvay, in particolare su quanto scritto dai giudici a pagina 59, infatti, il Wwf nazionale, assistito dall’avvocato Vittorio Spallasso, e Legambiente, con l’avvocato Cristina Giordano, avevano presentato altrettanti esposti in Procura.
La Cassazione aveva constatato il proseguo della contaminazione ambientale Ausimont. Solvay avrebbe poi dovuto adottare direttamente i rimedi per scongiurare un pericolo eventuale per l’ambiente «anche interrompendo la produzione e gli sversamenti nel sito».
Le associazioni ambientaliste hanno chiesto alla magistratura di accertare se quegli sversamenti in falda sono terminati oppure stiano continuando. A far scattare un campanello d’allarme fu proprio la presenza in falda di tracce di cC6O4 (Pfas di nuova generazione) prodotto dal 2014 esclusivamente da Solvay.
Dal canto suo, la Procura ha iscritto un procedimento penale chiedendo ad Arpa di relazionare sulla situazione, acquisendo poi un corposo dossier documentale sia sul processo già definito che sulle nuove istanze. L’accertamento, che abbiamo pubblicato lo scorso settembre, è volto a chiarire se le nuove segnalazioni riguardano fatti successivi e diversi rispetto al processo penale concluso in via definitiva lo scorso dicembre. La storia non è ancora chiusa.