Centini, Raviolo e quei rapporti tesi all’interno dell’ospedale
Perché la Regione ha commissariato l'Aso di Alessandria?
Al netto delle edulcorate dichiarazioni da nota stampa, il commissariamento dell’ospedale di Alessandria è un atto che si può leggere sotto diversi profili ma il cui giudizio, inevitabilmente, non può che essere negativo. La scelta della Regione di inviare un commissario (del quale parleremo fra qualche riga) è un atto di sfiducia verso la dirigenza dell’Azienda Sanitaria Ospedaliera a fronte di un’emergenza che, non bisogna dimenticarlo, ha messo in difficoltà anche i più preparati, i più organizzati e i più volenterosi.
Nel merito, la prima domanda che viene da porsi è: perché la Regione Piemonte ha deciso di commissariare l’ospedale di Alessandria e nello specifico il suo direttore generale, Giacomo Centini, e il direttore del Pronto Soccorso, Riccardo Boverio? La scelta sarebbe da ricondurre alla cattiva gestione dell’emergenza, sempre al netto delle edulcorate note stampa. Se nella prima fase dell’epidemia c’era la comprensibile possibilità di farsi trovare impreparati, la seconda ondata ha messo in luce carenze organizzative che, probabilmente, potevano essere affrontate con modi e tempi ben diversi. In queste ultime settimane – anche se, a onor del vero, meno dei mesi di marzo, aprile e maggio – si sono sommate sulle scrivanie della nostra redazione le testimonianze di oss, infermieri, medici e primari che ci hanno raccontato di un coordinamento superficiale, di approvvigionamenti non equi tra strutture e reparti e di rapporti con la dirigenza ridotti ai minimi termini.
Testimonianze che ci sono servite a comprendere il contesto nel quale è stata gestita la pandemia fin qui, sia in provincia (di cui è competente l’Asl) che in città (con l’Aso), ma che non abbiamo mai potuto utilizzare esplicitando casi, nomi e cognomi per la paura di ritorsioni dei vertici nei loro confronti. Timori che tutti – dalle oss ai primari – ci hanno esplicitamente manifestato: «Quante cose abbiamo taciuto – ci ha scritto uno di loro – nel solo rispetto dei nostri pazienti».
CENTINI E LA PAURA DI ESSERE FRAINTESO
Torniamo all’Aso: che il direttore generale, Giacomo Centini (nella foto), stia cercando una scrivania altrove, è una voce che serpeggia ormai da qualche mese nei corridoi di via Venezia. A questa indiscrezione, poi, si sono sommate polemiche interne su qualche giorno di vacanza di troppo che il dirigente toscano si sarebbe concesso proprio nel cuore della seconda ondata. E dire che la situazione fosse estremamente delicata a inizio novembre se ne era accorto anche lo stesso Centini il quale – con un lungo messaggio WhatsApp inviato ai primari – faceva il punto della situazione parlando di una «seconda emergenza» ancora «più grave rispetto alla prima di marzo, in particolare per le città di Torino e Alessandria» ma che «l’importante incremento della pandemia» non era – dal suo punto di vista – «completamente prevedibile».
Sempre al netto delle edulcorate dichiarazioni da nota stampa, quel messaggio si concludeva con la richiesta di «porre particolare attenzione nei rapporti con le testate giornalistiche» perché «l’operato del nostro Ospedale e di tutti noi», scriveva Centini, «potrebbe essere frainteso» e con un monito dal gusto ambiguo: «I dipendenti hanno una precisa indicazione»: se contattati da giornalisti devono «rivolgersi sempre all’Ufficio Stampa che ha proprio il compito di supportare e favorire tutti i dipendenti nelle comunicazioni»…
Cosa, dottor Centini, in materia di sanità pubblica – e non di un’azienda privata – potrebbe essere frainteso in una pandemia?
PRIMA IL PREFETTO E IL SINDACO
Oltre alle controverse dinamiche interne all’Aso, c’è poi il delicato rapporto dicotomico tra l’Aso stessa e l’Asl. Al quale va aggiunto, in questa fase, anche quello con l’Ordine dei Medici.
Non a caso, nelle scorse settimane, le tre realtà sono state più volte convocate dal prefetto di Alessandria, Iginio Olita (che sul tema ha aperto un tavolo di confronto), affinché la collaborazione tra i diversi soggetti fosse ottimizzata e al fine di lasciare le beghe da cortile a tempi migliori. Nelle intenzioni del prefetto c’era (e c’è tuttora) la volontà di costruire un dialogo e un’operatività tangibile che permetta di alleggerire la pressione sulle strutture sanitarie (soprattutto sull’ospedale di Alessandria, quello più in difficoltà) potenziando il controllo capillare del territorio.
Un’esigenza rilevata anche dal sindaco di Alessandria, Gianfranco Cuttica di Revigliasco (nella foto), che nei giorni scorsi ha inviato una lettera al Governatore del Piemonte, Alberto Cirio, all’assessore regionale alla Sanità, Luigi Icardi, al prefetto Olita, al dg dell’Aso, Centini, e al commissario dell’Asl, Valter Galante, ponendo l’accento sulla «preoccupante pressione» esercitata sui «presìdi ospedalieri cittadini, a fronte di dati complessivi della provincia che al contrario parrebbero in linea con la media regionale».
POI IL COMMISSARIO
E alla fine, proprio nei primi giorni in cui i numeri della provincia di Alessandria sembrano essere arrivati “al plateau”, la Regione ha nominato un commissario per la Sanità alessandrina. E che commissario: Mario Raviolo (nella foto), il capo dell’Unità di Crisi del Piemonte (rimosso in primavera poi “restaurato” in autunno). Chi lo conosce e lo sostiene parla di un medico dal curriculum ricco (ha operato all’estero anche in contesti molto critici) e dal polso ferreo: un decisionista che guarda in faccia l’emergenza facendo a spallate con la burocrazia; i detrattori, invece, mostrano le immagini di Raviolo e della sua famigerata “tuta spaziale”, quella incautamente sfoggiata per visitare il convento delle suore Orionine di Tortona in un momento – a metà marzo – in cui tutto il personale medico regionale e nazionale non disponeva dei più banali dispositivi di protezione.
Al di là delle opinioni su Raviolo, la sostanza, alla fine, è che la Regione ha mandato ad Alessandria il grande capo dell’emergenza piemontese, il numero uno dell’Unità di Crisi. E qualcosa, questo, vorrà pur ben dire.
I COMPITI DI RAVIOLO
Raviolo avrà il compito di riorganizzare il lavoro all’interno dell’ospedale di Alessandria e, nello specifico, del pronto soccorso (con l’aiuto di Gianluca Ghiselli, direttore del Pronto Soccorso di Asti); dovrà dimostrare che i suoi sostenitori non si sbagliano e che “l’incidente” tortonese non è stato altro che un passo falso commesso in un momento di estrema tensione.
Tutto questo, ovviamente, al netto delle edulcorate parole da nota stampa.