Tamponi pubblici e privati, nessun coordinamento: la storia di Alba
La testimonianza di chi non vuole gravare sul Servizio Sanitario ma poi viene abbandonato
ACQUI TERME – Siamo alla seconda ondata di contagi ma regna la stessa confusione sul monitoraggio dei tamponi. Nessuno si è ingegnato per raccordare i risultati dei test diagnostici pubblici e privati. La storia di Alba è emblematica. «Questa è una malattia strana – racconta – Ci sono giorni che si sta meglio e sembra si stia migliorando e quello successivo tornano la febbre ed i dolori. Poi io sono un soggetto a rischio (diabetica) e con me vive mia mamma che ha 95 anni. Nessuno si è interessato a noi».
Tutto è iniziato ad inizio mese. «Mio marito ha cominciato a non stare bene – racconta – Pensavamo fosse colpa dei lavoretti fatti in giardino. Il giorno dopo era raffreddato, niente più». Le condizioni dell’uomo non preoccupavano e così a cena hanno invitato parenti «Mantenendo le distanze» tiene a precisare Alba. «Al mattino seguente mio marito ha cominciato ad avere la febbre e alla fine della settimana non sentiva più i gusti. Io avevo solo un po’ di tosse, la solita che mi prende nella stagione. Pensavo fosse solo lui il potenziale contagiato» riferisce. I sintomi impensieriscono e così Alba si adopera nell’ambito privato per fare il tampone ‘rapido’. «Per la salute non si bada a spese» è il suo motto. Contattati gli operatori privati a breve e a pagamento i coniugi si sottopongono al test: positivi entrambi.
«Abbiamo avvertito (con non poche difficoltà) il medico di famiglia – continua – ci ha detto che avrebbe fatto la segnalazione e intimato di stare a casa. Sull’esito del tampone ‘rapido’ è scritto che in caso di positività entro due giorni andrebbe fatto quello molecolare, quindi, avendo informato il medico ci aspettavamo una chiamata da qualcuno ed invece, silenzio assoluto».
I giorni passano e Alba prova a contattare l’Asl. Addirittura scrive delle mail alla Direzione che, evidenziando il contatto errato, le fornisce l’indirizzo giusto. Solo che qui non risponde nessuno. «Siamo stati abbandonati – l’amara considerazione- per la spesa ci affidiamo al servizio di consegna a domicilio dei supermercati; i farmaci ce li lasciano sull’uscio degli amici. Quello che mi preoccupa è mia mamma, ultra-novantacinquenne destinata al contagio, perché io non posso non prendermene cura e nessuno si è interessato a lei o alle persone con sui siamo stati in contatto. I parenti della cena? Per fortuna sono negativi, hanno fatto il tampone privatamente».