Petrolio fuoriuscito dall’oleodotto, è stato un atto doloso
Lo ha comunicato Eni al Comune. Oggi pomeriggio (martedì) il gestore in Provincia, ci sarà anche Arpa
NOVI LIGURE — ORE 12 – La situazione è monitorata dalla Provincia, nella persona dell’ingegner Claudio Coffano, che ieri, insieme ad Arpa (sul posto il direttore Alberto Maffiotti), ha effettuato un sopralluogo nell’impianto di depurazione di Novi dove, purtroppo, le prime vasche sono state interessate da grandi quantitativi di prodotto petrolifero. Gli amministratori hanno così verificato col gestore di suddividere l’arrivo nell’impianto delle linee fognarie. Quelle che arrivano da Novi continuano ad essere bypassate, mentre da Basaluzzo vengono alimentate dalle vasche biologiche (per evitare il rischio che muoiano i fanghi e che l’impianto non funzioni).
“Abbiamo chiesto al gestore – interviene Claudio Coffano – di posizionare in due punti del rio Lovassina, delle barriere di contenimento per evitare che eventuale sostanza arrivi in Alessandria. Ed è stata posizionata una protezione nel rio Gazzo, a monte del depuratore. Era previsto che questa mattina (martedì) il gestore facesse arrivare gli spurghi per lavare le vasche contaminate”. Sempre la ditta dovrà attivarsi per la pulizia delle fogne in zona Cipian, che hanno drenato la sostanza verso il depuratore. Oggi è previsto un incontro in Provincia con Arpa e la ditta che gestisce l’oleodotto.
ORE 11 – Non un guasto, ma un tentativo di furto all’origine della perdita dall’oleodotto Eni in zona Cipian a Novi Ligure. In corrispondenza dell’oleodotto interrato, infatti, è stato rilevato un punto di prelievo illecito attribuibile a un’effrazione dolosa. A comunicarlo è la direzione della società petrolifera in una lettera inviata al Comune di Novi Ligure, e agli uffici competenti di Provincia, Regione, Prefettura e Arpa.
«L’oleodotto – sottolinea la nota – è stato immediatamente presidiato e contestualmente sono stati effettuati i primi interventi di messa in sicurezza che sono consistiti nella chiusura del punto di prelievo non autorizzato utilizzato per l’effrazione. In prima approssimazione si può valutare che l’area interessata dalla potenziale contaminazione nell’intorno del punto con evidenze sia di circa 500 metri quadrati. Non si ravvisano attualmente pericoli immediati per la popolazione o per l’ambiente».
Nella missiva, inoltre, Eni spiega che si è trattato di uno sversamento di prodotto idrocarburico (petrolio grezzo) fuoriuscito dal punto di effrazione e che è stato richiesto alla società Hpc Italia, consulente ambientale di Eni, di effettuare le necessarie verifiche per adottare le misure di messa in sicurezza del sottosuolo. Le operazioni saranno effettuate sotto il controllo di Arpa, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente.