Ilva, allarme sicurezza: “Impianti pericolosi, manca manutenzione”
I rappresentanti dei lavoratori in Regione: "Non vogliamo un'altra Thyssenkrup. Metà dipendenti in cassa integrazione"
NOVI LIGURE — Hanno rievocato la tragedia della Thyssenkrup, in cui 7 operai morirono bruciati, per sottolineare la gravità del rischio che vivono quotidianamente. Ieri i rappresentanti dei lavoratori dello stabilimento Ilva di Novi Ligure hanno incontrato in video conferenza i capigruppo del consiglio regionale, per illustrare la situazione e chiedere che Torino
«A Novi e Racconigi siamo al collasso, gli impianti non ce la fanno più. Non si fanno le manutenzioni: non vogliamo che capiti un altro caso Thyssenkrup, perché in questo modo i macchinari possono diventare pericolosi», hanno detto i rappresentanti sindacali di tutte le sigle degli stabilimenti Arcelor Mittal.
I sindacalisti hanno chiesto adesso un intervento urgente di sensibilizzazione nei confronti del Governo centrale. «È una partita che va giocata a Roma, il Governo deve dare risposte», è stato detto. «Si parlava di accordi tra Arcelor Mittal e lo Stato, ma non abbiamo notizie certe in questo senso. I lavoratori di Novi sono all’oscuro di tutto e noi delegati non abbiamo risposte da dare loro. Sino a oggi non abbiamo alcuna informazione sullo stato degli accordi, solo voci di corridoio spesso contrastanti tra di loro».
«Attualmente a Novi Ligure su 800 dipendenti soltanto 430 sono impiegati e la cassa integrazione viene utilizzata in modo intensivo quindi molti addetti vengono lasciati a casa con un reddito sensibilmente ridotto, intorno ai 750 euro mensili – ha spiegato un altro delegato – La sensazione è che usino la cassa Covid a convenienza loro». Secondo i rappresentanti sindacali sarebbe importante creare al più presto un tavolo con Piemonte, Liguria, Puglia, ma anche Veneto e Lombardia, perché in tutte queste regioni ci sono stabilimenti Arcelor Mittal, tutti in difficoltà.
Alberto Preioni (Lega) ha ricordato che «la questione, per quanto ci riguarda, è seguita a Roma dallo stesso capogruppo alla Camera Riccardo Molinari. Uno stato moderno non può abbandonare la siderurgia, naturalmente tutelando la salute, ma abbandonare questo asset sarebbe del tutto sbagliato. Daremo tutto il nostro sostegno».
Marco Grimaldi (Luv) ha sottolineato che «se le commesse diminuiscono non è solo colpa del Covid, ma anche del fatto che l’azienda non ha voluto posizionarsi sul mercato. Sembra quasi che Arcelor Mittal si sia inserita in Italia più che altro per bloccare un concorrente». Sean Sacco (M5s) ha assicurato da parte del suo gruppo l’interessamento anche nei confronti del Governo. Paolo Bongioanni (Fdi) considera importante conoscere le «reali intenzioni di questa multinazionale, anche per aiutarci a essere di aiuto con il nostro intervento».
L’assessore al lavoro Elena Chiorino ha ricordato come l’asset della produzione acciaio per una nazione sia imprescindibile e ha aggiunto: «I lavoratori devono essere tutelati e valorizzati. Ho interloquito con il ministero anche per capire quali siano le intenzioni loro e dell’azienda: l’indotto ex Ilva in Piemonte vale almeno 3 mila posti di lavoro. Il 20 ottobre ho scritto al ministro Patuanelli, chiedendogli un incontro anche con i rappresentanti sindacali e politici del territorio piemontese, al fine di comprendere i margini di trattativa e promuovere l’apertura di un tavolo nazionale. Quindi da parte nostra massima disponibilità e dovrebbe esserci un incontro già la prossima settimana, perché il capo di gabinetto ci ha risposto».
Proprio l’assessore Chiorino era stata protagonista, il giorno prima, di una polemica politica. L’incontro con i delegati dell’ex Ilva era infatti fissato per l’altro ieri, ma l’assessore all’ultimo minuto aveva dato forfait.