“Dobbiamo rassegnarci ad avere una città senza teatro”?
"A che punto viene nell?agenda delle priorità cittadine la riapertura del Teatro?", si chiede il sindacalista Cgil
ALESSANDRIA – “Per quanto tempo Alessandria potrà resistere senza un teatro?” Se lo chiede Marco Sali, Segretario Provinciale SLC – CGIL in un periodo in cui il settore dello spettacolo in genere sta soffrendo molto. Per usare le sue parole, scritte in una lettera aperta agli alessanrini: “Il mondo della cultura è bistrattato dagli stessi dpcm e dalla superficialità”.
TEATRO AGONIZZANTE
Sali scrive: “E’ passato molto tempo da quando la CGIL ha chiuso la partita del fallimento TRA e seguito l’ultimo lavoratore, anzi lavoratrice, nel percorso vertenziale e nella ricollocazione lavorativa. Il sindacato aveva così svolto il suo ruolo fino all’ultimo nella cornice di un dramma come la chiusura di un luogo vivo quale il Teatro Comunale. L’epilogo? Nessun teatro, nessuna stagione teatrale. Nessuna stagione, nessun lavoratore. Città più povera: di offerta culturale, di attrattiva, di immaginazione, e, per essere più pratici, dell’economia che ne deriva: ristoranti, bar, alberghi, negozi, parcheggi“.
“L’emergenza sanitaria è assolutamente la priorità in questo momento“, afferma, “Ma è evidente che sia l’ennesima occasione per spostare più in là i problemi, specialmente quelli ai quali non si sa dare una risposta onesta, seria e concreta“.
“A che punto viene nell’agenda delle priorità cittadine la riapertura del Teatro? A che punto viene il “ritorno alla normalità” che la riapertura del Teatro rappresenta, una normalità di qualità. Chi deve rispondere a queste domande? In questo momento Alessandria è cancellata dal circuito culturale nazionale. Davvero dobbiamo rassegnarci a distrar lo sguardo offeso dai resti mortali a cielo aperto di quel luogo? Davvero si vuole offrire ai visitatori che percorrono Viale Repubblica, “porto” della città, un simile scempio come biglietto da visita?
E allora perché non provare ad immaginare una volta per tutte come risolvere i cavilli burocratici e i problemi amministrativi e riconsegnare il Teatro alla città? Esiste ancora o forse meglio, è mai esistita davvero questa volontà? A quanto pare sembrerebbe più facile persino ad Alessandria trovare denari che buone idee.
Mi chiedo però quanto davvero interessi alla cittadinanza che avrebbe tutti i diritti di pretenderlo e poi agli esercenti che con lungimiranza possono comprendere quante possibilità può offrire un teatro funzionante alle loro attività e soltanto infine alla politica votata per risolvere i problemi con soluzioni capaci non solo di sanare ma di rilanciare il territorio“.